Che Dino Cazares sia una importante figura in ambito metal non credo che si possa discutere. Sennon altro per aver fondato parte gli antesignani dell'industrial metal, i Fear Factory, anche per il numero e la varietà dei progetti ai quali si è prestato o ai quali ha dato vita, lasciando una impronta inconfondibile, misurandosi sempre in generi musicali diversi, comunque mettendosi sempre in discussione.

I Divine Heresy potrebbero, anche a giudicare dalla line up, rappresentare non un altro gruppo di Dino Cazares bensì l'ultimo gruppo, il progetto che conclude il peregrinare e la ricerca musicale di un artista che dall'industrial puro e archetipico dei Fear Factory è passato per la brutale, estrema, devastante parentesi death/grind, prima nei Brujeria e poi negli Asesino. Riguardo "Bleed the Fifth", a disco spento, giungendo alla descrizione complessiva, rimane l'eco fearfactoryana, ma ho ancora oltre alla 8 corde del succitato Cazares, il fulminante drumming di Tim Young nelle orecchie (questo disco è scandito dal suo spadroneggiante e variegato uso della doppia cassa) e la incoraggiante prova nel cantato pulito dell'esordiente Tommy Vext (nella titletrack, in Failed Creation, in Rise of the Scorned, anche nella potentissima e d'impatto Impossible Is Nothing nella stessa magnifica Closure).

Eppure.. eppure non si sta parlando di un capolavoro, credo che si possa parlare di un disco tutto sommato poco più che discreto. Non mi voglio sostituire agli artisti e non ho l'immodestia di stabilire cosa manchi a questo disco, ma ho pagato 17 euro e mi sarei aspettato meno plastica e più anima. Riguardo al genere, non credo che si rientri nel metalcore (come ho letto da qualche parte), specialmente se si intende l'accezione più dispregiativa del termine, perché tutto sommato le idee ci sono e anche i nomi coinvolti nel progetto dimostrano che ci sono anche i mezzi e le competenze per metterle in pratica. Credo che si possa definire un prodotto di un industrial-death veloce e melodico e con una potenza soltanto accennata, insomma niente a che vedere con gli SYL. Credo che questo disco d'esordio sia un colpo di prova, qualcosa che ha messo fuori la testa a spiare il mercato discografico, a mio avviso oggi troppo povero di vere, nuove e serie proposte, saturo di cloni, progetti inutili, gruppi che avevano messo in musica buone idee ma poi sono stati indirizzati verso MTV e il denaro della musica cosiddetta facile e commerciale.

Speriamo che i Divine Heresy vadano nella direzione opposta perchè un mercato discografico senza i Divine Heresy non sarebbe migliore ma privo di un'idea che deve crescere, prendere spessore e corposità e chissà.. magari domani parleremo di un capolavoro.. magari Dino Cazares sarà dimagrito e la voce di Tommy Vext farà tremare il mondo, magari Tim Yeung non perderà tempo a cimentarsi nelle gare di velocità col doppio pedale, magari i cd costeranno due euro.. forse sto vagheggiando un mondo migliore, cmq.. chissà.. impossible is nothing..

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