Questo "Boy In Da Corner" è stato uno dei dischi più chiacchierati del 2003, eppure arriva soltanto ora ai miei padiglioni auricolari. Dizzee Rascal è stata la rivelazione dell'anno oltreché uno degli artisti più citati da qualsiasi rivista: il suo nome è stato assunto come santo protettore di tutto quel filone di sporco e rabbioso hip-hop inglese, raccolto sotto il nome di grime.
Sarà perché all'epoca il nostro aveva solo diciotto anni? Può essere, ma non solo: infatti, nonostante la tenera età, Dizzee ha confezionato questo album tutto da solo. Basi e rime provengono tutte dalla sua malata fantasia e bisogna ammettere che il ragazzo sicuramente pecca di modestia, ma certamente non di stile e talento.
Sin dall'iniziale "Sittin' Here" possiamo ben immaginarci quali saranno i binari di corsa dell'album: il rapping schizzato (che pare un incrocio fra Tricky e Ol' Dirty Bastards) poggia su uno scarnissimo beats che non è niente di più che un break di batteria funk riverberato all'infinito.
La povertà ed il gusto avant sono infatti quasi un canone anche per gli altri pezzi di questo disco, tanto che in alcuni punti si rasenterà leggermente la monotonia. Eppure sono tanti i momenti convincenti di questo lavoro, che si pone proprio a metà strada tra un sound dance e certo hip-hop alternativo (sicuramente viene in mente l'AntiPop Consortium, ma il livello qualitativo è quasi migliore soprattutto perché ci si perde meno in divagazioni intellettuali).
Spiazza per esempio la carica funky di "Fix Up, Look Sharp" che pare un brano di Redman passato attraverso il tritacarne. "Brand New Day" sfoggia un tappeto sonoro leggermente orientale che avrebbe fatto la felicità anche di Bjork. "2 Far" è forse il pezzo più rappresentativo di ciò che si intende per grime, mentre "I Luv U" sembra stupida col suo semplicissimo campione vocale ma ben presto diventa irresistibile. Invece è eccezionale e terribilmente minacciosa "Hold Ya Mouf'". L'auto-elogio di Jus' A Rascal forse poteva essere più misurato, ma infondo ha un incedere davvero fantastico.
Le basi spesso odorano di kraut, tra ritmo e reiterazione. Certe volte pare di sentire dei Mouse On Mars masticati e risputati. I bassi di quasi tutti i pezzi sembrano pugni nello stomaco, come per dimostrare che la vita di Mr. Rascal a Londra Est non è stata per nulla facile. Il suo flow è schizoide e forse va leggermente migliorato, ma è bello che un mc così giovane mostri già tanta personalità.
Arrivati a fine lavoro forse ci si sente un po' stanchi e rintronati, ma allo stesso tempo si ha l'impressione di essersi immersi nella vita di un giovane immigrato in Inghilterra (tra droga, polizia, kebab, coetanee incinte ed il crogiuolo di razze che noi in Italia ancora neppure sogniamo). Insomma, più che un disco, un documentario che ti fa trattenere il fiato per quasi tutta la sua durata.Carico i commenti... con calma