When you hear music after is over, it's gone, in the air. You can never capture it again.

Con la precedente riga si può perfettamente afferrare il leitmotiv della musica e dell'ascolto di questo disco. Del resto lo dice lui, DJ Cam, incastrandola come frase tra le campionature di uno dei massimi esempi di hip-hop astratto. Come ora prevedibile, Underground Vibes è musica sognante, sfuggente, da ascoltare quasi distratti. Le composizioni sono paesaggi sonori, e per questa musica non è difficile dipingere una lunga passeggiata notturna in una metropoli buia, tra quartieri multietnici, insegne luminose, sottopassaggi ed alti edifici. L'atmosfera ti accerchia, tu cammini, e la musica è come il vapore che esce dai tombini.

Si materializzano film noir di seconda mano, smontati e sovrapposti a spunti lounge, stesi su un letto di jungle ambientale, e nel restauro di sapori vintage in un folto tessuto di samples trovo il fascino più totale. Loop di pianoforti e vibrafoni a rimandare certe angolature soft-jazz a la Amon Adonai Santos de Araujo Tobin, echi di minimalismo, downtempo sfocata e rilassante, con riferimenti dub spesso dietro l'angolo.

Se jazz, chillout e turntablism sono rette parallele, trip-hop è il punto di fuga: ecco Underground Vibes. Ben piazzato tra DJ Shadow e DJ Krush, DJ Cam si pone nella loro mezzeria cronologica e (guarda caso) stilistica. Non rappresenta assolutamente il profondo ed intenso crate digging del primo, ma riesce comunque a stupire come arrangiatore a partire da pochi e semplici samples di fiducia.
Info a caso: Mad Blunted Jazz è una ristampa del '96, e contiene anche pezzi live. Sempre da parte di DJ Cam:


Free your turntable and your scratch will follow.



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