Dense nubi grigie nascondo la città agli uccelli.

Sotto di loro, a decine di metri da terra, gli alberi dei terrazzi, si dissetano con una fine pioggia acida, evitabile segno del progresso, inevitabile conseguenza delle combustioni industriali. Grigi e umidi i grattacieli proseguono dal trentesimo al primo piano in un alternarsi di colori dettati da cartelloni pubblicitari lampeggianti: rosso Coca Cola, verde TDK, rosa H&M... Un blu mare lampeggiante ricorda a chi, molti metri più in basso, passeggia con l'ombrello in mano, che è in arrivo il nuovo film di un improbabile vampiro dal cuore tenero; poi ancora un rosso, ma questa volta Mac Donald. E ancora gialli intermittenti e arancioni pulsanti.  E così via, fino a che il palazzo non arriva a toccare il marciapiede. Anche lui grigio e bagnato.

Milioni di piedi lo calpestano sollevano in una piccola nube vaporosa l'acqua su di esso caduta negli ultimi giorni. Acqua, ombrelli, sterili neon, e per le strade l'infernale caos creato dalla pioggia: lunghe code di disperati autisti che sfogano la propria frustrazione contro il clacson sul volante. Pugni rabbiosi che tentano di incrinare delusioni lavorative. Fermo dietro ad un autobus dai finestrini appannati il taxi.

"Le spiace se accendo la radio? " Chiede il tassista.

"Si figuri."

L'abitacolo si riempie dei soavi bassi di Dj Krush. Il sedile posteriore diventa un triclino sul quale abbandonarsi, il finestrino, rigato dalla pioggia, lo schermo di un cinema demodè. Fuori sembra tutto più distante e ovattato. La tromba jazz di Toshinori Kondo, si trascina ebbra e lenta per fare timidamente capolino, tra le pieghe della tela che Krush intreccia con trip hop e dub.

L'autobus si muove, e il taxi gli fa da coda. Krush e Toshinori creano un discorso tanto particolare quanto incredibilmente chiaro, uno parla utilizzando giradischi e samplers, l'altro lascia che la sua voce sia un'ancia vibrante d'ottone. Un discorso cupo quanto dolce, che si trascina per le strade bagnate della città, colorandola con pallidi toni seppia.

Quando poi i due si dedicano all'oscura rivisitazione di "Sun is shining" di Bob Marley, è chiaro che il loro è un inno a tutto quello che può brillare anche in assenza di luce.

Come una città sotto la pioggia.

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