Nel panorama musicale mondiale vi sono dei personaggi unici che, con la personalità e, soprattutto, con la loro musica geniale, riescono a segnare indelebilmente la storia del nostro amato "dolce sentire". DJ Krush è sicuramente uno di questi.

Fin dall'esordio Strictly Turntablized (Mo' Wax, 1994), il giappo-dj più famoso del globo ha portato avanti il suo percorso di destrutturazione dell'hip hop, culminato con quello che viene considerato unanimamente come il suo vero capolavoro, Kakusei (Sony, 1999), un incantesimo in 17 tracce che ad ogni ascolto lascia chiunque a bocca aperta.
L'hip hop astratto e sperimentale di Krush stupisce per la sua intensità, in un disco dove sonorità gelide e desolate, riverberi ed echi di jazz che sembrano prolungarsi all'infinito si uniscono per la perfetta riuscita del tutto. Impossibile resistere alle ritmiche impazzite di "Inorganizm", all'atmosfera ipnotica e quasi meditativa di "Crimson" (sembra quasi di trovarsi in un tempio buddhista, una sensazione incredibile...), agli archi sintetici gentilmente offerti dal geniale produttore Shawn J. Period in "The Dawn", a "Rust e alle sue influenze fortemente jazzy, al caos di "Krushed Wall", agli scratch di Mista Sinista (membro degli X-Ecutioners) in "The Kinetics", alla inquietante freddezza di "No More" o alla love-song "Final Home", nella Vocal Version forte della bella voce della canadese Esthero.

E' forse superfluo aggiungere altre parole per Kakusei, un disco che trascende qualsiasi tentativo di definizione o giudizio, un'affascinante esperienza emozionale che tocca le corde dell'anima come poche altre. Complimenti a DJ Krush, quindi, per averci regalato uno degli ultimi capolavori del millennio appena trascorso, un album imprescindibile per tutti i veri appassionati di musica, e da avere in ogni collezione che si rispetti. Voto: 3000

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