Diciamolo subito c'è una mappa mentale tra black-music e legami culturali tradizionali nel primo album solista di Dj Tubet, il rapper e improvvisatore friulano.
Si intitola “Fin Cumò” ed è una raccolta dei migliori singoli usciti tra il 2011 e 2020 con ricche collaborazioni con altri artisti europei ed extraeuropei, un viaggio che si fa sempre più globale targato “Centedischi".
Oltre alla lingua friulana e italiana sono ben 14 le lingue coinvolte per un totale di 14 brani in un flusso di parole che prima di tutto è un flusso di sentimenti.
Le canzoni esplorano la grande complessità dialettica tra Nord e Sud del mondo, con una presa di coscienza, uno sguardo al mondo interiore, raccontata con la semplicità dei cantastorie popolari.
Quasi tutte le produzioni sono create registrate e mixate da Dj Tubet stesso, una miscela di odori reggae e pulsazioni sonore hip-hop anni 90.
L'ascoltatore è talvolta immerso in antiche musicalità friulane, afro, persiane con un senso di danza che sconfina persino in ritmiche elettroniche jungle e trap.
Un'incisione che non manca di sorprendere anche per un'ottima percentuale di presenza femminile rappresentata sia nelle parti melodico/vocali che nel rap.
Questo disco è dunque un sincero omaggio agli anni '90, sempre alla ricerca di una sperimentazione contro gli spettri incombenti della globalizzazione e della glottofobia.
Non è un caso che Dj Tubet ami fondere il linguaggio internazionale della musica con l’identità e la specificità dei suoi luoghi natii, rappresentante di un Friuli da sempre al confine con altri due stati, l’Austria e la Slovenia, perciò storicamente da sempre crocevia di popoli.
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