"Sono un autodidatta, ma nella posizione del pittore astratto che sa disegnare, e che fa dipinti astratti per scelta." (D-L)

Con queste premesse Doctor-L, citatissimo quanto defilato DJ francese protagonista delle notti sfrenate nei locali più trendaioli parigini, sforna nel 2002 il suo secondo album di sghembo/trip-hop con influenze tra le più varie. É più facile elencare cosa non c'è tra i generi qui riportati: jazz, afro beat, funk, dub, rock acustico, ambient, soul, hip hop, dub e chi più ne ha più ne metta. Monkey Dizzyness, come non bastasse, tira una strizzatina d'occhio al mondo cinematografico per la costruzioni di episodi e frammenti che in qualche modo ci portano lì.

Dicevamo: un album vario, frammentato e piacevolmente disarticolato che spazia dal funky più black ad accenni soul in down-tempo più marcatamente sperimentali, con un'ottima cura e ricerca del suono. Percussioni ammalianti, linee di basso groovy, ritmiche toste e arrangiamenti eclettici (flauti prog, linee di moog anni '70, chitarrine acustiche, violoncelli, rap sussurrati, voci con vocoder, effetti scretch misurati ed efficacissimi, rumori di ambiente suburbano che contestualizzano il tutto) fanno di quest'album una cicca per amanti del genere. Certo, difficilmente si sentirà nelle discoteche riminensi, visto che comunque stiamo parlando di un album particolare per orecchie sopraffine e amanti di quella sorta di "black music" che bazzica in territori sempre imprevedibili e sempre più contaminati. Facendo la gioia di questo piccolo gruppetto carbonaro di recalcitranti estimatori del genere, di cui faccio parte.

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