Nel giorno dei 70 anni di Dodi Battaglia, il più emozionante dei chitarristi italiani, mi gusto, per la prima volta, il nuovo "Inno alla musica". Dieci tracce che sono canzoni propriamente dette più tre strumentali, che mettono in risalto le qualità chitarristiche del Nostro, ormai conosciute da decenni, oltre alla bonus track conclusiva "Fire", cantata dalla nipote Alexandra Greene. Il disco arriva a 6 anni da "Dove è andata la musica", composto in parte con Tommy Emmanuel. Questo "Inno alla musica" è al contempo una prosecuzione del precedente e un compendio dell'arte dodiana. Non starò a fare il track by track, dico solo che lo stile delle canzoni è decisamente omogeneo, non solo all'interno del disco, ma anche facendo il confronto con "Dove è andata la musica". Le migliori per me sono "Il coraggio di vincere", che rimanda un po' a "Grazie", "Resistere", "Una storia al presente", dedicata al compianto Stefano D'Orazio, e appunto la title-track. I testi parlano tutti di vita, tra amore, difficoltà e "battaglia". Ad un primo ascolto mi hanno colpito di più "Un film da festival" e "Lisbona", oltre che "Festa", anche se questa la trovo un po' scontata. Dopo i 10 brani arrivano tre strumentali, di buonissima fattura: il primo è "One Sky", suonato con Al Di Meola, primo singolo uscito; "Sincerity", già contenuto in "Perle 2", dove la fa da padrone oltre alla chitarra il sax; e una riproposizione di "Primavera e New York", di 18 anni prima, dal disco "D'assolo".

Personalmente, ad un primo ma attento ascolto, che magari non rende in precisione ma sicuramente in istinto, il disco come valore e piacere si piazza un po' al di sotto del precedente "Dove è andata la musica", dove ho apprezzato pezzi come "Mediterranean girl", "Grazie", "Io non so amare a metà" e "Il treno della vita", oltre alla title-track. Qui si ha come la sensazione di partire bene con le tre iniziali, ovvero "Il coraggio di vincere", "Resistere" e "Un film da festival", poi scendere nella parte centrale, ad eccezione di "Una storia al presente", in canzoni senza infamia e senza lode, onestamente costruite e cantate ma lungi dall'essere capolavori; per poi rialzare la testa con gli strumentali finali.

Ho tanta stima di Dodi, sono fan da 23 anni, e gli ho pure mandato gli auguri con messaggio privato a mezzo Instagram (non ha risposto, ma a un messaggio privato a gennaio rispose!!!), ma per questo disco vi sono due soluzioni: o è appena uscito, e deve ancora carburare, oppure non è un disco strabiliante, come magari era stato annunciato dalle premesse, prima su tutte "One Sky" con Al Di Meola. Per ora lascio tre stelle di affetto. Buon compleanno, grande Dodi!

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