Dolly Parton - Heartbreaker (1978)

Cosa può spingerci a recensire certi dischi e sopratutto averli acquistati: masochismo? No. Proselitismo? certo che No... Esterofilia marcia? NOO! Fancazzismo? NO!! Masturbazione intellettuale? Ehhh.. mm Nì. Forse masturbazione e basta.

La nostra epoca dei consumi ci bombarda continuamente con un matriarcato di ritorno nella pubblicità, tv, cinema rapporti sociali, è un dato di fatto, l'uomo assiste naufrago in balia della rivincita delle Amazzoni e delle Minerve di Lesbos in ogni campo. Guai a contraddirle, a parlare di cospirazione... Così il cazzeggio sul gentil sesso si fà meno squadrista, più fine e intellettualizzato: ci scopriamo nuove antenne, nuovi sensi, e finiamo ancora a parlare di loro, delle nostre nuove padrone. Più le giovani donne non hanno valore ermeneutico, più conviene farle cantare.

Se viene recensita una Madonna, io oppongo un'altra vita di donna illustre: Dolly Parton è tutta lì nella sua vocina all american woman sana e di altri tempi, non troppo intellettuale, anzi zero, campagnola (Sevierville, Tennessee) ma non troppo, e con il giusto cervello per vendere milioni di dischi in Usa e nel mondo. Discreta compositrice country, strimpellatrice provetta, b-u-ona attrice (9-to five), dov'è il suo segreto?

Dolly Parton, come tante cantanti è più un'icona, (lattea) che una donna, oserei dire una sorta di Grande Madre mediterranea bionda (?), che potresti trovare nell'ossigenata shampista del negozio accanto, nella commessa primipara attempata che ti sorride languida alla coop, o nella farmacista vaporosa che gioconda impacchetta i tuoi condom. Il segreto della polisemia logo iconica di Dolly è l'antitesi dell'altra Venere bionda tascabile, Madonna, virago terribilis inane e vacua: laddove Dolly è sempre uguale a sé stessa come una icona sacra, Madonna è la urninga gay medusea che si muove freneticamente a cavallo delle mode, donna scimmia di se stessa dentro una Cage aux Folles adorante.

Dolly è la mater matuta, la Bona Dea riposante e sessuale, che ti sbatte in faccia in ogni foto, concerto, disco, il segreto mai scoperto del tutto: i suoi seni giunonici sono i poli della sua aura santificatrice, protuberanze fisiche e metafisiche di una diana multimammia che qualificano il suo corpo come un episodio di linguaggio che diviene feticcio del senso le sue morbide forme e il suo sorriso stilizzato ci fanno presentire mondo delle dee madri e amanti della porta accanto che si sta estinguendo. Quasi tutte le aspiranti stelline se le fanno rifare le tette. Lei, graziata da Madre Natura, pure ci ha pensato, ma chiedendo al bisturi del chirurgo un intervento riduttivo: il suo è un seno che fa provincia ma fortuna i fan si sono ribellati impedendole di compiere lo scempio. Non potendo toccare con mano il suo segreto, mi rivolgerò alle stelle: fisiognomicamente il non presenta angolosità di influsso Marte, ma una dolcezza sfumata di malinconico distacco, con guizzi di solarità e astuzia; il suo seno non è un seno tizianesco, o mantegnano, ma è di una eruttività pagana, tutta terrena; vediamo i suoi pianeti; infatti la dominante terrestre si evince dai segni zodiacali: è una Capricorno ascendente vergine, con la luna all'oroscopo in vergine congiunta:questa luna rotonda e bassa, calante nel segno mercuriale della terrea vergine sono i suoi seni grandi e durissimi, tosti che ci potresti appendere un quadro, il signore dell'asc. è Mercurio, in quinta casa, domus fortunata, che si applica alla congiunzione con Venere, dea dell'amore, nel segno plumbeo del Capricorno. Mercurio, Venere, HErmes e Afrodite, l'amore e la bellezza al servizio dell'ingegno.

E la musica? Già dimenticavo... Questo è uno dei dischi della sua discografia sterminata, condita pure di un Grammy, che quasi rivaleggia con gli U2 o i Depeche Mode, ed è quello della svolta pop disco iniziata nel 77, - anno in cui anche la starlette Olivia Newton John lascia il country per gettarsi nei nuovi ritmi - e che con Heartbreaker culmina. Tra le canzoni I really got the feeling, pop melodico, It's Too Late To Love Me Now ballad venata di country, "Baby I'm Burnin" la track più disco music style, "Heartbreaker" un gioiellino strappalacrime melodico, un classico ormai di Dolly. Turnisti dell'easy listening impeccabili.

V.R.

 

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