Tutti, che conoscano o no i Cranberries (cosa quasi difficile per tutti quelli vissuti negli anni '90), hanno sentito almeno una volta "Zombie" il cui mito è tutt'ora intatto e presente tra più e meno giovani, tanto presente da offuscare la fama degli autori: alla domanda "Cranberries chi?" la risposta più immediata è sicuramente "Zombie". Questo dovrebbe aiutarci a capire come mai Dolores si sentisse sotto pressione, schiacciata dal peso del mito che lei aveva creato, e a far capire a lei che benché non disdegnassimo lavori allegri e quieti come "Bury The Hatchet" o "Wake Up and Smell The Coffee" il nostro cuore apparteneva ai primi, bui ma ispirati lavori. Fatto stà che nel 2007 Dolores ha deciso di tornare a cantare, da sola questa volta. Oserei dire che la notizia è stata più gradita in Italia che in Irlanda, infatti portò il suo singolo "Ordinary Day" al Festivalbar ed ebbe pienone a tutti i concerti con tappa italiana. Nostalgici e nuovi acquisti che si sono ritrovati sulle note della voce della O'Riordan. Il look nuovissimo e con un sobrio capello lungo, ci introduce al fatto che questo disco lo abbia dedicato alla famiglia. Alla figlia è dedicato "Ordinary Day", alla suocera "Black Widow" e "Without You" (bonus track), al padre "Stay With Me", "Apple of My Eye" al marito ed infine "Sisterly Love" alla sorella; insomma, un tributo più corposo della stessa "Ode To My Family".

Se la critica mossa all'ultimo lavoro dei Cranberries (perdono, quinto lavoro, scordo sempre "Roses" chissà perchè) fosse la mancata sperimentazione, beh, in quest'album Dolores si sbizzarrisce in acuti strabilianti, urli e vocalizzi, lanciandosi in generi a mai esplorati prima. Ma partiamo da principio, "Ordinary Day", bella e sofferente rinnova la sua figura di madre premurosa che mette in guardia i figli dalle insidie che si nascondono nei giorni chiamati "normali". Benché di grande successo, sopratutto in Italia, questo brano serve forse solo a farci riabituare alla voce di Dolores, che torna più irruenta che mai in "When We Were Young", secondo singolo e brano ricco di energia, il testo è martellante e a volte ripetitivo, ma diventa un piacere animato dalla voce di Dolores, che canta di come fosse facile all'inizio quando si era giovani (problema che però non incontra con il marito, ma lo vedremo dopo). Terzo brano "In The Garden" che, con un pianoforte che non ha nulla in comune con quello di "Dying In The Sun" ci presenta la nuova aggressiva voce di Dolores. La sperimentazione presente in "Human Spirit" spiazza ad un primo ascolto, ma ritroviamo subito Dolores nell'introduzione, con un flauto che fischia un motivo che richiama l'Irlanda. "Loser" ci da la possibilità di vedere come la grinta e l'arrabbiatura di Dolores siano tornate come prima, vedendola intenta a inveire contro un "loser", questo brano ricorda però molto da vicino "Such a Waste" per la struttura.

Una vera e propria sorpresa è la prossima traccia "Stay With Me" in cui la cantante si lancia in atmosfere dall'aria metal e gotica per cantare il cancro del padre. Incappiamo in un momento di tregua, una ballad come solo Dolores può: "Apple Of My Eye"; in questo brano canta l'amore per il marito, che mi sorprendo essere lo stesso del '94 (amore non marito). "Black Widow" è una canzone inquietante e molto dark in cui la O'Riordan, ispirata dalla morte della suocera, canta il dramma della "vedova nera". Ora inizia a mio avviso il momento più entusiasmante del disco: "October", "Accept Things" e "Angel Fire". La voce di Dolores ha un estensione incredible, e questa non è una novità, ma che potesse gridare ed emettere suoni grandiosi potevamo vederlo solo in "Delilah", che però, con tutto rispetto non arriva ai livelli di "October". "Accept things" è uno dei brani più particolare ed orecchiabili dell'album, in cui Dolores invita ad aprire gli occhi e vedere le cose. "Angel Fire" era stata eseguita al concerto di natale di quell'anno a Montecarlo, e se all'inizio può parere una canzone lenta si riprende subito. "Ecstsy" è il brano di chiusura e, curiosamente, assieme a "In The Garden" non è mai stato eseguito live, ed essenzialmente basato sulla chitarra, forse il brano più sobrio del disco. Il b-side è piacevole, ma non da troppe emozioni, fatta eccezzione per "Willow Pattern", le restanti tracce "Without You", "Sisterly Love" "Lettin Go" e "Forever" si mischiano in un unica canzone, mesta e sconsolata, ma pur sempre speranzosa e legata alla famiglia.

Insomma questa Dolores che torna mi piace, anche se gioca sul sicuro nel sistema strofa-ritornello-strofa-ritornello, una voce come la sua non si è mai vista prima e mai si vedrà e questa è l'ennesima prova che lei è una valida cantante, anche se si sente la mancanza degli altri tre. Molti hanno definito questo un album dei Cranberries senza Cranberries, ma questa è Dolores, solo Dolores che ci si propone così com'è.  

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