La prima volta che ascoltai questo disco, ero ancora un "pischello" proveniente dal "primo bacio", dal grunge, dal crossover e anche dal punk, e che soprattutto sapeva poco di metal (Metallica, Sepultura al max). In principio fu il power (Stratovarius, Helloween), poi la scoperta di nuove formazioni di cui andavo in cerca, e una volta mi imbattei in questi Domine: la copertina mi garbava tanto (perchè deluxe), ma quando inserii il disco nello stereo, dopo le prime note mi veniva voglia di farlo volare dalla finestra, mai poi vinto dal rimorso, lo riascoltai col tempo una e un'altra volta ancora, finchè scopri che avevo tra le mani non solo un buonissimo album di power metal (italiano per giunta), ma avevo anche conosciuto una band come i Domine. La loro storia iniziata commercialmente con "Champion Eternal", e continua con questo secondo capitolo intitolato "Dragonlord" pubblicato nel 1999 e che è un disco di power metal classico, ruvido e melodico alla giusta maniera basato sulla saga fantastica di "Eric di Melnibonè" dello scrittore Michael Moorcock.
Ma veniamo al disco.
Una sinfonica intro molto ricca e teatrale ci introduce allo scoppio di una "Thunderstorm" che parte subito spedita come un fulmine appunto, mentre il potente signore Elric troneggia su tutti e marcia trionfalmente nello traccia 3. Già si capisce come la banda toscana abbia come influenze i Manowar, Cirith Ungol e l'epic metal in generale, e questo si evince anche dagli altri pezzi, ad esempio la successiva "Blood brothers' fight" e poi "Defenders", polverose cavalcate power epic dove fraseggi di chitarra molto azzeccati si inseriscono nel corpus sinfonico dellle composizioni, creando un sound ora ruvido, ora più melodico.
Marte dichiara guerra nella traccia numero 6 , ed ecco che le vicende assieme alla musica si fanno più drammatiche man mano che si procede verso la fine. L'epilogo finale è la guerra per la magnifica Excalibur ("The battle for the Great Silver Sword"), una suite divisa in 7 parti, ognuna più bella dell'altra, dove si nota che i "fiorentini" oltre a saper suonare hanno pure un buon gusto per l'aver strutturato musicalmente una suite come questa. Non trovo note negative che appartegano nè a questo disco, nè ai Domine in particolare, ma forse se bisogna dire qualcosa di futile in più, direi che almeno ai primi ascolti il suono del disco sembri un pò vecchiotto, un pò ammuffito e quindi come un qualcosa di già visto, però poi dopo un attento esame, improvvisamente saltano fuori elementi interessanti come le melodie degli assoli, il corpus delle tastiere, la batteria ed il basso tellurici ed infine ma non meno importante (anzi importantissima) la voce fantastica di Morby, singer dotato di un'ugola strepitosa. Che aspettate allora! Procuratevi questo disco e godetevi il resto!
ciao gente
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