È certamente singolare che il film "La notte del 12", realizzato da Dominik Moll, sia uscito in Italia verso la fine del 2022 senza incontrare un adeguato interesse da parte di pubblico e critica. E questo in relazione al fatto che, da vario tempo a questa parte, i fatti delittuosi ascrivibili alla voce "femminicidio" sono purtroppo numerosi. Epperò, il film accende l'attenzione anche su altre tematiche.
Ispirato ad un reportage di Pauline Guena intitolato "Une annee a la PJ", il film trae spunto da fatti criminosi che si svolgono nell'arco di un anno e che sono materia di indagine per la polizia giudiziaria francese. Nello specifico, si narra di una ragazza ventenne di nome Clara Royen residente in una cittadina di provincia francese che una sera, rientrando a casa da una festa con le amiche , si imbatte nel suo carnefice. Questi, in una zona poco illuminata e a viso coperto, le getta alcool sul volto e le da fuoco. Un delitto commesso in modo efferato e senza chiaro movente, anche se è lecito sospettare che la gelosia di un suo ex amante abbia causato cotanto orrore.
Il fatto è che le indagini condotte dagli agenti della polizia giudiziaria non portano ad alcuna conclusione. Si scandaglia nella vita privata della vittima ma tutti gli uomini che l'hanno frequentata, per quanto possano risultare vacui e odiosi, dimostrano di avere alibi di ferro in relazione a quella fatidica notte del 12 in cui Clara è stata barbaramente uccisa. E anche a distanza di tre anni dal delitto, gli inquirenti riaprono il caso senza riuscire ad incastrare il colpevole. È come se questo soggetto inafferrabile avesse agito in nome di tutti quegli uomini che vedevano in Clara una donna troppo libera, rea solo di decidere autonomamente della propria sessualità.
Come avevo premesso, il tema del femminicidio è parte integrante della vicenda . Ma c'è anche dell'altro e non di poco conto. Come viene ricordato nel film, in Francia il 20% dei delitti rimane irrisolto e questi casi insoluti non solo restano a giacere negli archivi della polizia, ma divengono un autentico rovello per qualsiasi inquirente coscienzioso. E se il dato percentuale sopra riportato è relativo al contesto francese, non oso immaginare qui in Italia quanti siano i casi irrisolti ("cold cases") . E purtroppo, come noto, la realtà italiana è caratterizzata anche da tempi biblici in materia di giustizia, unitamente a tanti casi di errori giudiziari, con innocenti incarcerati ingiustamente (dicono qualcosa i nomi di Pietro Valpreda e Enzo Tortora?).
Insomma, a vedere un film come "La notte del 12" si ha la conferma di come il concetto di giustizia sia tanto aureo ma sia purtroppo gestito proprio da quegli esseri umani che tutto sono anziché perfetti (semmai perfettibili) e quindi fallibili anche se animati dalle migliori intenzioni. Non resta che augurarsi che la giustizia terrena sia all'altezza delle migliori aspettative. Per il resto, mi sento di sottoscrivere purtroppo quanto scritto da Pauline Guena nel reportage "Une annee a la PJ": "ci sono delitti che ti abitano, delitti che fanno più male di altri.".
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