«Io son sicuro che / In questa grande immensità / Qualcuno pensa un poco a me / Non mi scorderà».
E chi se lo scorda il grandioso Don!
Non foss'altro perché, per festeggiare come meglio non si potrebbe le sue arzille 80 primavere, Don si regala e ci regala un clamoroso ritorno al passato, quello di lui ragazzetto che vide al cinema un film dove ci stava pure Bill Haley, ne rimase fulminato, imbracciò la chitarra e iniziò a sconquassare il mondo.
E dopo «Rock Around the Clock» allora ecco «Four O'Clock Rock'n'Roll».
Dieci pezzi in venti minuti, perché il rock'n'roll è un fuoco che arde veloce e dopo due minuti del fuoco non rimane che la cenere.
Tutta roba da scatafrombolare a volume altissimo fuori dalle casse dello stereo, della radio e dell'autoradio, alle quattro in punto, mattina e pomeriggio, meglio sarebbe uno qualsiasi di questi bollenti pomeriggi.
Riporta tutto a casa, Don, da Link Wray e Screamin' Jay ai Cramps e fino a Guana Batz e compagnia psicobilleggiante in orrorifica allegria, in un un conentrato di bassa fedeltà per stomaci forti, gambette sgambettanti veloci e culetti sculettanti senza pausa.
E alla fine, che Don abbia perso la “c” e lui e i fantasmi siano brindisini di Brindisi, alla fine chi se ne frega.
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