Elegantemente ostici. Apparentemente impenetrabili nella loro magniloquenza matematica. Potenti fino all'inverosimile. Scosse telluriche incastonate dentro geometrie titaniche. Ecco questo sono i Don Caballero in quest'album meraviglioso datato 1995 (solo la data di pubblicazione mi provoca un sussulto...).
E' il loro secondo lavoro dopo "For Respect" del '93 che pur essendo legato a stilemi stoner/metal (comunque deviati) aveva già delineato il suono unico della band di Pittsburgh: potenza ritmica senza eguali, capacità tecniche e compositive al di fuori della norma ma soprattutto creatività che schizzava fuori da tutti i pori (per i toscani come me doppio senso...). Qua sprigionano tutto (e di più) in modo strumentale e furioso. Il suono risulta più analitico malgrado non manchino le derive caotiche e noise. Il lato psichedelico così prominente in "For Respect" non si è dissolto ma anzi qua si percepisce affogato inscindibilmente alla musica stessa.
"Stupid Puma" travolge letteralmente l'ascoltatore con una forza ed uno stile che non è heavy, non è free-jazz, non è grind ma un frullato impressionante di tutti questi generi. Gli estremi dell'avanguardistica "Please Tokyo, Please This Is Tokyo" non risultano mai fuori luogo, sono piuttosto refrain melodici che portano ad uno stato di trance attraverso pause, rotture e rumori assortiti. Tutto coesiste in modo naturale fra figure dissonanti e cambiamenti di tempo fino all'apocalittico finale con una sega circolare a volume massimo ed una colossale distorsione estesa per l'eternità.
"Dick Suffers Is Furious With You" sono 3 minuti e spiccioli di puro ed adrenalinico assalto all'arma bianca dove i King Crimson più arzigogolati si incrociano con tessiture jazz/grind-noise sempre con le chitarre grasse piene e sature ad inseguirsi in modo folle e Damon Che alla batteria che traina il ritmo e svaria più di quanto possa fare qualsiasi altro essere umano. "Cold Knees (in April)" è perfetta nel suo incedere autoritario e sfiancante, 11 minuti di fuga verso l'ignoto, anche qui con le chitarre che si dilungano e si distorgono in un vortice sonoro avvolgente e tritatutto da cui si è sputati come d'incanto nel liberatorio finale. Si continua di questo passo tra canzoni sghembe ed al tempo stesso monumentali ("P,P,P antless"), vere e proprie cavalcate mutanti che sfumano in lande dai colori pastello ("Rollerblade Success Theory") fino ad un omaggio dichiarato al Re Cremisi ("Repeat Defender").
Quasi senza accorgersene ci ritroviamo dentro l'amorfa e strepitosa "No One Gives a Hoot About a Faux-ass Non Sense", un jazz-rock slabbrato e surreale che ci lascia intuire (non in modo nitido a dirla tutta!) come sarebbe mutato il suono del gruppo. Una sorta di manifesto programmatico di come sarebbero evoluti i Don Caballero negli anni a venire ossia in una più quieta e tranquilla seppur aliena ed imprevedibile creatura. Qui invece, prigionieri di un viaggio impazzito lungo un ipotetico nastro magnetico video, i "nostri" manipolano una sequenza infinita di fastforward/rewind proiettando ora scenari intrisi di sincopati ed iperdistori riff metallici, ora dissolvendo in oscuri spazi noise lasciando in ogni caso gli occhi dello sprovveduto ascoltatore sanguinanti. Intermezzi acustici che sono quasi sempre preludi di epilettiche contorsioni tra ritmiche impazzite e distorsioni maestose. Il tutto a creare un paesaggio fantastico e cervellotico compositivamente fratturato ed intrigante.
Da sempre questo album a torto o a ragione viene definito il caposaldo del math-rock. Tutte le volte queste cazzo di classificazioni merdose.... "Don Caballero 2" è pura catarsi (rock). Lasciate che vi travolga completamente.
Punto e basta.
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