Don. Quello di un prete o quello di un boss mafioso? Don Caballero. Un nome del genere non può passare inosservato. Una raccolta di singoli. Sarà. Io credo che nessuno riesca ad accorgersene a meno che non lo legga da qualche parte, come ho fatto io. C’è una terrificante unità di intenti in questo disco a pervadere ogni sua nota, che mi sembra quasi impossibile possa trattarsi di una compilation. Mi sembra che abbia quasi poco senso chiamarla così. Suvvia. Come si fa a chiamarli “singoli”?
Un album come questo è un flusso che ha valore nella sua unità, nel suo contorcersi in sprazzi di luce, tempi che entrano nell’anima, un basso slabbrato che fa perdere i contatti con la realtà. Non sto scherzando. Singoli. Ma dai.
Questa sarà probabilmente una delle mie recensioni più brevi. Semplice. La musica dei Don Caballero è così, semplice. Un paradosso? No, pensateci. Le contorsioni apocalittiche di “Lucky Father Brown” riescono a far venire la pelle d’oca, a coinvolgere totalmente. Hanno una maschera di complessità, con strumenti che si incastrano tra loro, come in un cubo di Rubik. Ma nelle intenzioni, nel modo in cui i Don Caballero riescono a prenderti con loro senza mollarti (non importa a cosa tu stia pensando o vivendo in quel momento) c’è una semplicità impressionante. Là dove miliardi di gruppi si perdono in una nuvola di fumo riuscendo a concludere spesso ben poco, loro vanno dritti al punto, senza fronzoli. Tanto complessi quanto semplici. Ancora? Potrei fare tanti altri esempi, tante quante le canzoni contenute qui dentro. “Unresolved Kharma”? Tutto quello che posso dire è che in una catena logica, uniforme, tremendamente coinvolgente e spiazzante nella sua unità di intenti, convivono tra loro sentimenti diversi, spesso contrastanti, con, ripeto, una semplicità unica, ormai rara.
Perché proprio io, tremendamente logorroico, ho deciso di scrivere una recensione così "breve" (quasi) per un disco su cui potrei spendere milioni di parole? Quest’album non ha bisogno di essere recensito. E’ una massa uniforme di musica, musica pura, per intenditori. Non si può spiegare quello che si prova ascoltandolo… Se non un incredibile piacere, che non vi consiglierei di perdere per nulla al mondo. Una semplicità allucinante, per quanto possano sembrare ostici e complicati.
Semplicemente eleganti, ricercati, visionari. Semplicemente IMMENSI.
Un consiglio: ascoltatelo una tranquilla mattina soleggiata di primavera; è in grado di farvi sembrare più bella la vita. Almeno… a me è successo. Non li ringrazierò mai abbastanza.
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