Uno dei lavori più sottovalutati e dimenticati della storia della musica. Il trombettista Don Cherry è nato a Oklahoma nel 1936 e scomparso nel 1995 a Malaga. Legatissimo a Coleman, altro genio senza confini e senza regole, insieme a lui è la figura di spicco del jazz di fine anni Cinquanta.
Le muse ispiratrici: Bepop, Middle East Jazz, Africa e India.
"Complete Communion" del '65 è la vetrina dell'arte di Cherry ed uno dei capolavori del free jazz, dove troviamo anche il batterista Ed Blackwell. Improvvisazione primitiva e tribale che si accentua enormemente con l'ancestrale "Eternal Rhythm" del '69. Una foresta musicata da danze voodoo e balli indigeni.
Anno fondamentale per l'evoluzione del rock, incrociato con jazz e fusion la maggior parte delle volte, nel quale vediamo un altro lavoro oscuro di questo trombettista, sempre al fianco di Blackwell.
I due sfornano "Mu", un paradiso terrestre che ci trasporta in lande selvagge dove si respira misticismo, esotismo. Il suono che contraddistingue Cherry è unico. Divino, espressivo, pittoresco..senza tralasciare il ricco ensamble che lo supporta in ogni lavoro. In questo album si rimane ammaliati dal minimalismo delle sonorità. La rozza batteria di Blackwell sembra giungerci da galassie lontane, suonata da spiriti oscuri.
Ed è questo il mood che preferisco.
Non ci sono virtuosismi egocentrici dietro le pelli. C'è l'anima..e questo forse manca ad alcuni esempi della fusion e del jazz rock anni Settanta, dove il virtuosismo è la prima cosa. Questo viene esplicato al meglio in "Amajelo".
Ma in territori meno rarefatti si instaura "Brilliant Action", dove Blackwell spara rullate roboanti in un "call and answer" magistrale con il flauto di Cherry. Quest'ultimo è polistrumentista ad alti livelli, non suona solo la tromba, ma è anche flautista, pianista, cantante..(esempio ottimo è "Relativity Suite" del '73)
"Terrestrial Beings" è una "percussiva" suonata pianistica giunta da un altro emisfero. Le battute sui tasti di Cherry equivalgono ad un assolo di tabla, per quanto incisive ed ossessive. Veniamo avvolti da un senso di beatitudine. "Sun Of The East" è pregna dell'astrattismo caratterizzante di "Mu". Il più nevrotico Blackwell sovrasta con formidabili accenti gli stralunati assoli di tromba e flauto di Cherry. Gli incastri sono sempre perfetti, nonostante a primo impatto sembra una concezione estremamente aleatoria. Ma delle digressioni così creative non le ho mai sentite, soprattutto non trovando momenti piatti o euforici entusiasmi delusi. L'ottavo minuto di "Sun Of The East" vede l'entrata del piano e uno scroscio di note che ti rapiscono senza pietà. Cherry ha troppe anime, una tavolozza camaleontica direi. Il flauto lo tratta sommessamente, trovandogli un tono alienato, sgangherato quasi. La tromba è incisiva, squillante, esilarante..
"Total Vibration" è l'altra gemma di "Mu", ma non si può leggere e basta. Si deve venire a conoscenza di questa perla.
Carico i commenti... con calma