Questo romanzo americano, in originale “The Body Artist” sembrebbe assai scarno di contenuti come lo è di pagine, nell'edizione tascabile Einaudi consta di sole 102 pagine, sì parrebbe vista la trama, una coppia appena sposata, lui, Rey, un anziano regista cinematografico, lei, Lauren, una danzatrice coreografa, affittano una vecchia casa nel Maine poco distante dal mare, per pochi mesi dove rilassarsi, all'inizio vengono raccontati i pochi momenti vissuti al risveglio facendo colazione con dovizia di pensieri e particolari poi c'è uno stacco improvviso dove si apprende che lui tornato a New York nell'appartamento dell'ex moglie si suicida sparandosi una rivoltellata in testa, non se ne saprà il motivo ne vengono trovati biglietti d'addio.
La storia procede molto lentamente nella casa del Maine dove lei preferisce continuare ad abitarci fino a fine contratto, DeLillo ci fa immergere in un vortice di pensieri attraverso la mente di lei che sprofonda in un paesaggio quasi abitato da fantasmi di cui uno, Mr Tuttle, appare come reale, e da ricordi che si susseguono facendoci precipitare in assenze e presenze nel reale quotidiano.
Nel frattempo lei riesce attraverso piccoli fatti che capitano nella città marina a costruire una coreografia che rappresenterà a teatro con dubbio successo di pubblico ma che descrive ampiamente il suo ultimo vissuto, fantasmi compresi.
Non è un libro scorrevole poiché ci obbliga a riflettere quasi ad ogni paragrafo su ciò che succede e che non succede (quasi in maniera soporifera o sognante), diventando un viaggio interiore.
Ci sono alcune frasi o pezzi di esse che ho sottolineato nel mio Kindle e un termine che prima non conoscevo, che copio qui subito:
Ecco il termine (per me nuovo) che ho imparato è “cessa” e non si tratta del verbo cessare e nemmeno della moglie del cesso bensì come recita Lo Zingarelli Vocabolario della Lingua Italiana: sostantivo femminile - Striscia di terreno, priva di vegetazione, lasciata nel bosco per arginare gli incendi.
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(dal “Capitolo primo”) Lei si passò i denti sulla lingua
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poi tornò a passarsi i denti sulla lingua, con enfasi,
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(dal capitolo “Rey Robles, 64 anni, regista e poeta dei cuori solitari.”) le notizie più convincenti e obbiettive portano alla conclusione che avesse 64 anni al momento della morte.
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(dal “Capitolo secondo”) Non c'è niente come una diarrea furibonda, pensò, per fare di corpo e mente una cosa sola.
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(dal “Capitolo quarto”) Cominciò a capire che le loro conversazioni non avevano senso del tempo e che tutti i riferimenti al non detto, le cose che una persona che parlasse olandese poteva condividere con una che psarlasse cinese – tutto questo mancava alla loro conversazione.
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(dal “Capitolo quinto”) La parola per chiaro di luna è chiaro di luna. Questo la rese felice . Era una frase dalla logica complessa, commovente, bella e vera e circolare – o forse non tanto circolare ma lineare, per quanto possibile.
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(dal “Capitolo sesto”) Forse era solo pazzo, di una pazzia fuori dal normale. Non che esista una normalità nella pazzia. Un matto che tenta di vivere attraverso le voci di altre persone.
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Era certa che non si fosse reso conto della situazione o che l'avesse considerata parte integrante della propria condizione esistenziale, al punto che esserne consapevole era solo un altro modo di non esserne conasapevole.
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(dal capitolo “IN EXTREMIS”) C'è la donna che dipinge con la vagina. Questa è arte.
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(dal “Capitolo settimo”) Perchè mai la morte di una persona amata non dovrebbe portarti a una oscena rovina? Non sai amare le persone che ami fino a quando non scompaiono all'improvviso.
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Poi capì. Voleva sentire l'odore forte della salsedine sulla faccia e lo scorrere del tempo dentro il corpo, voleva che le dicessero chi era.
Con quell'ultima frase si conclude anche questo breve romanzo che mi lascia un senso di vuoto ehm, abbastanza pieno e niente.
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