Lo strano caso di Don McLean: valutando complessivamente la sua carriera dal 1972 in poi lo si potrebbe tranquillamente considerare un buon mestierante della canzone, buon autore ed ottimo interprete con una bella voce; etichettarlo come meteora sarebbe comunque un giudizio fin troppo ingeneroso, ma per quanto mostrato nei suoi primi due album questo songwriter newyorkese di lontane origini italiane cresciuto a pane e Buddy Holly sembrava promettere un percorso artistico di tutt'altro livello. Prima ancora di consacrarsi definitivamente con "American Pie" McLean poteva già vantare un debutto di altissimo livello, complessivamente forse anche superiore al più acclamato successore.
Perfetto manifesto del folk nordamericano di quagli anni, "Tapestry" è un album che guarda a Bob Dylan come uno dei più evidenti e riconoscibili modelli di riferimento ma con molta più umanità, molta più umiltà ed un approccio personale, sobrio ed acustico, puramente folk ed un'innata inclinazione per le ballads, che diventerà il suo marchio di fabbrica ed in seguito anche il suo limite. Questo disco comunque è assolutamente perfetto, in bilico tra l'amarezza ed una sottile ironia, contrassegnato da un songwriting di altissimo livello fortemente incentrato su temi di denuncia sociale, cosa che può apparire financo ovvia negli anni di Richard Nixon, Spiro Agnew ed Henry Kissinger, ma anche di carattere più intimistico, e a nobilitare ulteriormente il risultato finale ci pensa la voce leggera, a tratti trasognata e quasi fanciullesca di McLean, una voce meravigliosamente empatica ed emozionante. Canzoni come "Castles In The Air" e "Magdalene Lane" dimostrano una classe sopraffina ed uno stile immediato e spontaneo, forte di una leggerezza intrinseca ed un tocco visionario che colora queste melodie pure ed elementari, mentre "General Store" e soprattutto "Three Flights Up" in quanto a pessimismo e severità non sfigurerebbero affatto in un contemporaneo disco di Leonard Cohen. Temi importanti ed impegnati caratterizzano anche ballate struggenti come "Tapestry" e "Orphans Of Wealth", l'amore ha pochissimo spazio, confinato ad una meravigliosa serenata strappacuore come "And I Love You So", per il resto spazio all'amara ironia di "Respectable", all'alienazione bipolare di "Bad Girl", alle atmosfere sognanti e sfocate di "Circus Song", e infine ad un piccolo ma bellissimo raggio di sole, "No Reasons For Your Dreams".
"Tapestry" è un disco triste, blu proprio come la sua copertina ma leggero, che trasmette sensazioni di dolcezza, grazia, fragilità, poesia; molti artisti e cantautori odierni, indie, alternativi ed impegnati, darebbero tutto quello che hanno per saper scrivere canzoni belle anche solo la metà di quelle di questo disco, senza orpelli inutili, con questa intensità emotiva, questa sincerità che solo un artista che non si preoccupa di finire sulle copertine di riviste patinate e di costruirsi un certo tipo di immagine può avere, questo tocco lieve e vellutato, questa voce che parla al cuore; è veramente un peccato che la magia di questo artista si sia esaurita in soli due dischi, ma in questo breve periodo Don McLean ha toccato vette che molti divi ultracelebrati non hanno mai raggiunto nè mai saranno capaci di raggiungere.
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