Finalmente mi ritrovo a recensire un album con le palle!
Chi ha mai sentito parlare dell'Akarma Records? Sicuramente in pochi, ma questa etichetta come ben poche si propone al grande pubblico nello stampo di preziose rarità, tra cui questa! Specializzata nello scovare antiche glorie del passato rock che hanno avuto a che fare con la musica "indo/prog-raga rock".
L'album qui in questione l'ho comprato in internet ad una modesta cifra in un normalissimo bazar di Londra e qui in Italia nessuno l'ha mai proposto sugli scaffali. Dopo averlo tenuto fra le mani (uno spettacolare cofanetto cartonato, arricchito da un bellissimo libretto dove sono proposte le immagini dell'epoca di questo semi-sconosciuto artista americano, che sembra addirittura essere prete protestante), sono rimasto affacinato dalle sue mille sfaccettature lasciando emotivamente un sapore mistico e spaziale (quando si dice sperimentare!).
Inizio subito a dirvi che Don Robertson ha pubblicato in tutta la sua carriera solo questo album (1968), ed è un multistrumentista: piano, organo, tabla, flauto, chitarra, arpa, qualche altro strumento elettronico e indiano da me sconosciuto, ecc...ecc... e addirittura canta (accompagnato solamente dal vivo da un altro musicista).
Complessivamente solo 32 minuti di musica per la bellezza di 8 tracce: "Dawn", "Why?", "Contemplation", "Where", "The Candle", "Gateless Gate", "When?" e "Belief". L'influenza di tutte le tracce è assolutamente spirituale e meditatico con qualche lampo di country rock, chill out. Il sitar è assolutamente delicato e confusionarie le composizioni.
I suoni della natura e la voce narratrice qui presenti possono paralizzarvi, il tema del mantra può incantarvi! E dire che in vinile è ritenuto un pezzo da collezione.
Superintrospettivo e superconsigliato!
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