La musica è (più o meno) quella. La voce è quella. Persino il suo volto è quello. Almeno dal 1982, quando la scena Mainstream vide il suo insuperato capolavoro, "The Nightfly". Che per Donald Fagen lo scorrere del tempo fosse una banale astrazione ce n'eravamo accorti già all'uscita degli ultimi album degli Steely Dan, quelli post '00, che riescono a eguagliare (o quasi) i capolavori scritti da trenta anni prima.
Questo "Sunken Condos" fa anche meglio.
Nei confronti dei critici musicali non provo né astio né ammirazioni. Ci sono quelli bravi e quelli no. E su ondarock (e ditemi che non è vero!) nella recensione di questo disco si trova (in mezzo a cose condivisibili, non condivisibili e banalità) uno spunto interessante: "la musica di Fagen non era innovativa trent'anni fa, come non è sorpassata adesso". Ed è vero. La musica di Donald Fagen, come abbiamo già detto (e qui sta parte della sua genialità), sa rimanere immutata nel tempo. Avete presente quei brani fusion che si trovavano come colonna sonora di alcuni raffinati giochi per la playstation (stile Gran Turismo)? Ecco, più o meno 'sta roba qua.
Ma passiamo al disco. 23 sono i musicisti che hanno contribuito alla realizzazione (meno del solito!). Nonostante le premesse, Fagen si astiene bene dall'offrire una sensazione di Deja-vu, eccetto qualche perdonabile momento. La musica più che scorrere sembra rimbalzare e galleggiare (per questo la copertina con i fondali marini) e ci offre un sound tra il pop, il jazz e il fusion, con l'occhio strizzato nei confronti della black music (si veda, o meglio, si ascolti la cover di "Out Of The Ghetto"). Il disco che bisognerebbe sentire dal parrucchiere, al supermercato, al bar, in pizzeria. Naturalmente (ma non c'era neanche bisogno di dirlo) il disco rispetta tutti canoni della musica di Fagen, su tutti la registrazione, ancora eccezionale (low fi? Che è?) e la tendenza a, come dire, suonare e cantare quasi "senza esagerare", il suo solito atteggiamento snob che lo rende così fottutamente simpatico.
Ci sono punti deboli in questo disco? Con il cuore in mano rispondo si. I brani, compreso il singolo "I'm Not The Same Without you" paiono anonimi quando avulsi dal contesto (l'album), come molti dischi ambient, d'altronde (ma NON, per esempio, "The Nightfly").
Pronk a tutti.
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