La metropoli, il grande leviatano della nostra società contemporanea.
Di notte un insieme di luci al neon, insegne di bar dove un alcolizzato affoga nel suo ultimo bicchiere, night club dove ammirare delle donne mozzafiato per pochi spiccioli, un flusso continuo di fari accesi che di corsa attraversano le sue strade e dentro l'auto un uomo assorto nei suoi pensieri e nelle preoccupazioni per il futuro accende la radio e si sintonizza su WJAZ e trova la voce di Jester "Il Notturno" a tenergli compagnia fino alle prime luci dell'alba.
Donald Fagen, nel suo primo lavoro da solista, dopo la "allora certa" fine del sodalizio Steely Dan, riesce a raccontare in modo esemplare la vita notturna, conciliando gli stereotipi metropolitani newyorkesi con l'esistenzialismo dell'uomo solo di fronte alla notte, ai fantasmi del passato, ai ricordi e alle incertezze che turbano la sua anima.
Gli orizzonti di "The Nightfly" non si fermano però ad una così rozza filosofia, perchè Fagen vuole tornare indietro nel tempo di circa vent'anni e raccontare la società americana agli albori degli anni '60, la "nuova frontiera" kennediana che rilancia il sogno economico e culturale americano.
Ma è certo che la "New Frontier" è anche quella dello stesso Fagen, che intraprende un rischioso "cammino ignoto" senza lo spirito Hawaiano di Walter Becker. Un album storico quindi, e decisamente ottimistico nonostante le atmosfere da darklights, omicidi e prostitute e chi più ne ha...
E quando si ascoltano le prime parole del bellissimo soft jazz di "I.G.Y.", si comprende da subito che l'ottimismo è decisamente ostentato. Aerei, metropolitane, tunnel subacquei, le frontiere dello spazio, e l'umanità avrà un futuro ancora più brillante del clima che Fagen doveva avvertire in quegli anni. E con "Green Flower Street" e "Ruby Baby" si abbandonano i sogni di gloria americani per immergersi nella vita concreta; quella dei bassifondi, del serial killer che attende dietro ogni angolo, del night club dove passare la compagnia con Ruby, una donna stupenda, forse anch'essa frutto dell'immaginario collettivo e delle fantasie stereotipate sulle prostitute.
Ma se il primo brano presenta una sonorità dance sconvolgente in quanto a modernità e soprattutto a suono digitale; la ragazza rubino, cover fatta e rifatta, (ricordo Dion) presenta invece un gusto jazz-retrò che più si sposa con l'atmosfera dell'album.
E sulla stessa falsariga del soft-jazz procede "Maxine", dolce ed elegante ballata che scorre lenta e piacevole, e a seguire il singolo fondamentale dell'album, che racchiude in breve la visione di Fagen sulla politica e sulla storia dei '60: "New Frontier" è un brano forse dal gusto più commerciale e immediato ma se di pop si tratta, c'è da ammettere che è decisamente pop di qualità... quello che è morto lentamente nel decennio successivo fra atroci agonie.
Il testo del brano è molto divertente ed interessante:un giovane (forse lo stesso giovane Fagen 20 anni prima) che si trova a divincolarsi per conquistare e portare a letto una bionda super-sexy, e deve ironicamente ritirarsi con questa in un rifugio anti-atomico per il diffuso terrore di una guerra totale che si respirava nei 60.
Ma la vera perla dell'album è, a giudizio di chi scrive, "The Nightfly", brano che racchiude in poche parole tutto il senso dell'album, il senso di una vita nuova ma anche di una musica del futuro. La grande e totale novità di "The Nightfly" è quella di essere il primo album registrato completamente in digitale, con un suono forse un po'plastico, finto ma estremamente pulito e gradevole.
Lo sfacciato Lester, dj provetto che trasmette musica jazz e che tiene compagnia a noi viaggiatori, trasmettendoci una sensazione di potere assoluto sulla notte ("tonight the night is mine") e rendendocela benevola amica. Dietro un testo tanto soft, Fagen dimostra di voler darci un taglio con la vita e con il passato e di mettersi in discussione su tutto ciò che aveva raggiunto finora.
Torna il marchio Steely Dan, nel ritmo latino di "The Goodbye Look", dedicata questa volta alla controparte dello scenario 60, la Cuba di Castro; e si volteggia poi sul simpatico swing di "Walk between raindrops", ma si comprende che il meglio dell'album sia già stato spremuto.
Un album storico per la musica pop e jazz, rivoluzionario, particolare, interessante, vario, assolutamente da avere.
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