"Ho bisogno di uno stomaco che non si ammali della mente ho bisogno di occhi che non dipendano da niente"

Dondolaluva è una bella fica. Ma è ancora più bella perchè non sa di esserlo.
Al limite dirà di sè che ha delle belle unghie, soprattutto quelle dei piedi.

In questa Italia autoreferenziale dalla politica alla musica, parlano di sè come di "un grafico, un becchino e un parolaio che non faranno mai i musicisti di professione", di una "band che se si fosse sciolta 4 anni fa nessuno se ne sarebbe accorto e nessuno avrebbe versato una lacrima" e che "se il talento non si ha-non si spreca".

E qui casca l'asino. Perchè qualcuno più saggio di tutti noi, che chiameremo per esempio Giorgio Canali (produttore artistico dell’album), gli ha pronosticato un futuro roseo e li definisce "un gruppo di montanari che si chiama Dondolaluva. Sono un trio di ragazzi improbabili, non suonano in nessun tipo di strada, ma hanno la capacità di essere molto molto originali". Riporto poi testualmente un'intervista da indie-zone.it: "Un progetto che mi fa impazzire è Dondolaluva, una band toscana di cui ho appena finito di curare la realizzazione artistica del primo vero album. Ma sono dei montanari dell’Amiata che non sanno portarsi in società e ti fanno fare brutta figura ai cocktail party… non se li inculerà nessuno, peccato… testi di rango superiore e musicalità bella obliqua…se capita, ascoltateli".

E a ferire è sia la penna che la spada.
Ai testi scritti veramente bene, con parole dosate e pesate una ad una, si associano schiaffi in pieno viso sferzati da basso-chitarra-batteria. Il chitarrista con la barba accoltella con suoni taglienti (che mi riportano alla mente gli Shellac) - il batterista coi baffi pesta su quello che rimane della batteria (dove cazzo avrà messo i tom??) - e il bassista-cantante, che gli piacerebbe avere sia baffi che barba, ci regala linee di basso veramente particolari e che in Italia non si sentivano dai tempi dei De Glaen.

Se volete ascoltarli questo è il link del disco in streaming

 

Per me fra i 10 dischi italiani migliori del 2009.

“Quello che sei diventato è il trapianto di sogni dei tuoi suppergiù
Legge sul piano inclinato di un corpo che tanto non scivola più
Ti sei svegliato ma è tardi per emergere
Non so se hai visto che faccia che fanno le nuvole
Non so di vivere un abbaglio in un lungo presagio di me
Ma chi ha il diritto di dirmi che sbaglio? Dio è morto e mio padre non c’è
E scoprissimo di essere buoni alla fine servisse a scoprire granché
Ti sei svegliato ma è tardi per emergere
Non hai la faccia per stare coi piedi sul limite
scoprissimo di essere buoni alla fine servisse a scoprire granché (Essendo che è così)”


Buon ascolto e buona scoperta

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