1977. Questo album, almeno secondo me, chiude una prima parte della discografia di Donna: a questo disco di discreto successo seguiranno i tre LP al primo posto (uno di seguito all'altro, record credo ancora imbattuto), cioè il suo primo disco dal vivo Live&More, il disco Bad Girls trainato dalla title-track e da Hot Stuff ed il suo primo Greatest Hits.

Inizia dopo questo disco il periodo commercialmente migliore per Donna, che replica il successo avuto con I Feel Love e Love to Love You Baby, diventate suo malgrado i suoi brani più conosciuti ed identificativi. Ho provato in un'altra recensione a svelare l'altro lato di Donna, non quello techno, dei 45 giri, degli esperimenti futuristici. E questo album, oltre a essere il suo 33 giri migliore (e il mio secondo album preferito di tutti i tempi), è un'occasione per ascoltare canzoni diverse da quelle con cui siamo abituati a ricordare Donna.

Come tutti sanno è un concept-album di musica dance in quattro atti, in cui la divisione in atti significa anche una divisione tra generi, ed è proprio su questa struttura che vorrei basare la recensione, per renderla più svelta e asciutta (visto che l'album è stato già recensito da un altro utente).

Il primo lato è qualcosa di incredibile. La prima cosa che mi viene in mente è l'associazione con un altro disco che inizia con tre pezzi-bomba: Sgt. Pepper, ma questo inizio supera tutto: in poco più di dieci minuti si snocciolano le prime quattro canzoni: perle indimenticabili che formano quasi una suite nella coerenza dei suoni. Il ritmo è incalzante e paranoico, non si ferma per un attimo e fa davvero da collante tra la coda di un brano e l'inizio di quello successivo. Il primo brano è il manifesto del disco, Once Upon a Time, con degli archi affatto romantici o iperbolici, ma molto rock, taglienti, maliziosi, velocissimi e vertiginosi ed un assolo di sax epocale. Arriva subito dopo Trip to Nowhere, il ritmo resta incalzante, l'atmosfera è elettrica, la voce è avvolgente in questa interpretazione irrequieta, è difficile stare fermi in questa e in moltissime altre delle canzoni della premiata ditta Summer-Moroder-Bellotte. Con Fairy Tale High l'aria si fa stucchevole e fiabesca: tutta cuore. Il primo atto si chiude con Say Something Nice, in cui la zuccherosità è frenata dalla ritmica. In queste prime quattro canzoni, che vantano melodie eccellenti, semplici ma godibilissime nei loro sviluppi, si ricordi che ha un ruolo fondamentale Donna con la sua voce e la sua interpretazione. Io non sono molto per gli interpreti, ma una canzone di Donna è tale anche e soprattutto perchè è cantata da lei, di qualunque periodo si parli.

Il secondo atto è molto meno felice, il ritmo rallenta, l'atmosfera si raffredda e la voce di Donna si piega a dover mugolare sui ritmi ossessivi e barocchi amati da Moroder, non amo questo tipo di canzone, non riesco ad amare neanche I Feel Love per la verità.

Nel terzo atto le carte si mischiano: brani da evidenziare sono If You Got It Flaunt It che offre un'ennesima nuova identità a Donna, stavolta quasi funk, molto black. Un'altra canzone è invece più semplice, Sweet Romance, e mette in primo piano l'interpretazione di Donna, che è notevole e rende questo pezzo, altrimenti quasi anonimo, un brano che ti strappa il cuore dal petto, che ti fa piangere e innamorare.

Nell'ultimo atto troviamo tra le altre, due singoli, I Love You e Rumor Has It. Niente di particolare da aggiungere.

Questo album l'ho scoperto quest'estate ed è stata un'epifania: uno di quei 5-10 dischi che lasciano il segno, che mentre li ascolti, e a poco a poco impari a conoscerli ed ad innamorartene, si staccano dalla storia della musica a cui appartengono e ti finiscono sotto la pelle, per non uscirne più.

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