"Cosmic Wheels" del 1973: l'evoluzione di Donovan procede spedita e senza intoppi, questo album ne è una tappa importante ed obbligata; il suo predecessore, "Open Road" del 1970 non aveva riscosso particolari entusiasmi nonostante la sua ottima qualità complessiva, poi c'era stata la parentesi "infantile" di "HMS Donovan", ma urgeva un pronto ritorno alla musica "mainstream": dopotutto il tempo passa inesorabilmente e la notorietà che Donovan aveva meritatamente acquisito nel corso degli anni '60 inizia a vacillare pericolosamente. Ecco che allora l'artista scozzese richiama il suo fidato produttore Mickie Most e dà alle stampe quello che sarebbe dovuto essere il disco del grande rilancio; a conferma di ciò "Cosmic Wheels" strizza l'occhio al glam rock in quegli anni sulla cresta dell'onda, come del resto anche "Open Road", ma se nell'album del 1970 era perfettamente amalgamato al trademark folk/psichedelico di Donovan qui è preponderante e centrale.

"Cosmic Wheels" è un album marcatamente elettrico ma non aggressivo: le chitarre disegnano melodie sornione ed ammiccanti, gli arrangiamenti sono curatissimi ed originali, e l'album nel suo complesso risulta intriso di una notevole eleganza espressiva: le canzoni che meglio esprimono questi stilemi sono la graffiante "Wild Witch Lady" ed una conturbante "The Music Maker" in cui un'atmosfera vagamente orientale si abbraccia ad un groove potente e quasi ballabile; l'uso di sintetizzatori e backing vocals è semplicemente perfetto. Questo album esprime tutto il suo potenziale nei primi tre episodi: "Cosmic Wheels", ricca di suggestioni spaziali tanto care a David Bowie dopo un inizio che sembra presagire una ballata si trasforma in un midtempo elegante ed evocativo, arricchito da orchestrazioni sontuose ed imponenti, "Sleep" suona meravigliosamente glam: il cantato si trasforma in un falsetto penetrante, una chitarra satura e corposa ed un basso felpato disegnano un ritmo felino e sensuale, in cui fa capolino anche un sax, ampiamente presente nella più pacata e meravigliosa "Earth Sign Man", un pezzo, come direbbero gli inglesi, assolutamente flawless, che incede con grazia in un'atmosfera dai risvolti jazzy, stiloso e sensuale, il sottofondo perfetto per una notte calda da dandy.

Dopo questo concentrato glam ad altissimi livelli che termina con il brano di apertura del lato B dell'originale vinile, ovvero "The Music Maker" i toni dell'album si distendono, provocando però una certa perdita di identità e coesione stilistica per un album fino a qui impeccabile, c'è comunque "I Like You", una ballata dolcissima e sussurrata, arricchita da voci infantili a cui si alternano accelerazioni ben sostenute da arrangiamenti orchestrali formando un concentrato di squisita e geniale raffinatezza, "The Intergalactic Laxative" è un'esilarante filastrocca acustica simpatica e lodevole per la sua ironia, un buon divertissement, mentre il pop-folk di "Only The Blues", di per sè piacevole è però un episodio decisamente slegato dal contesto, così come la conclusiva ed abbastanza fiacca "Appearences".

Purtroppo "Cosmic Wheels" non riuscirà a riportare il nome di Donovan in auge: a questo primo tentativo di riconquistare il grande pubblico ne seguiranno altri negli anni successivi, egualmente ottimi ed egualmente sfortunati commercialmente, il Nostro le proverà tutte, smettendo i panni del glam rocker e proponendo sempre album originali, ben confezionati ed organici, tutti prodotti di un artista intelligente e pensante che non lascia niente al caso, ma tutto questo sarà vano: l'ostracismo nei confronti di Donovan continuerà imperterrito riuscendo infine ad emarginarlo definitivamente e renderlo un fantasma quasi invisibile; stiamo parlando di un genio, di uno dei più grandi creatori di melodie della musica contemporanea; artisti molto meno dotati di lui prenderanno quel posto al sole che fu suo e questo è profondamente ingiusto: Philip Donovan Leitch ha diritto ad una totale e completa riabilitazione e rivalutazione per tutto quello che ha prodotto nella sua lunga e feconda carriera e non solo nei suoi primi anni.


  • massyboy
    4 ott 11
    Recensione: Opera:
    Sei un grande...io sono un altro estimatore del Donovan e come te penso che sia stato molto sottovalutato all'ombra di quel bob dylan che francamente detesto.
    Questo disco no lo conosco o meglio non l'ho mai considerato in quanto molti dicevano che dopo open road donovan non disse piu nulla...provvedero piu presto all'ascolto.
    Di Donovan sono innamorato dell album hurdy gurdy man anche questo all ombra del capolavoro che fu Sunshine Superman
  • Felo
    4 ott 11
    Recensione: Opera:
    Ascoltai Donovan per la prima volta in una cassetta che aveva mio padre. Comunque stocazzo, Dylan è Dylan.
    • chinaski033
      4 ott 11
      finalmente una frase sensata...dylan è dylan e aggiungerei...CAZZO!
  • supersoul
    4 ott 11
    Recensione: Opera:
    ma non riporta Donovan in auge perchè è un disco scarso nonostante Micky Most che non riproduce certo la magia dei dischi anni sessanta. Ho ancora qui il vinile con un foglio dentro su cui avevo scartabocchiato la traduzione dei testi e credo che "The intergalactic laxative" sia la più brutta canzone sia come musica che come testo scritta da Donovan che era andato appresso allle fantasie della moglie. ..."la mia romantica visione si è interrotta quando mi hanno spiegato che gli astronauti indossano vecchi pantaloni in cui urinano e defecano". Insomma SECONDO ME per chi si avvicina a Donovan album da evitare come la peste.
  • Danny The Kid
    4 ott 11
    Recensione: Opera:
    sarà mica che Bob Dylan e Donovan non c'entrano una benemerita cippa l'uno con l'altro? :-)
  • massyboy
    4 ott 11
    Recensione: Opera:
    Si dylan dog...Bob Dylan non è di sicuro un musicista...mi rammarico pensare che uno come Al Kooper abbia potuto incidere un disco con lui...forse perchè era alle prime armi......le uniche canzoni ri Bob che mi piaciono sono le sue rifatte da altri...tipo in super session (al Kooper, Bloomfield and Stills) oppure la cover del veloso non è male pure......e che razzo di musicista è dylan??? è un menestrello? ah ah ah Sveglia!!!
    • chinaski033
      4 ott 11
      un'altro sparacazzate! che non ti piaccia è un conto ma almeno risparmiati certe stronzate...
  • massyboy
    4 ott 11
    Recensione: Opera:
    si in effetti sembra un po ramazzotti che fa il folk singer a livello nasale intendo
  • massyboy
    4 ott 11
    Recensione: Opera:
    Comunque molto meglio Open Road di questo disco
  • Tsunami
    5 ott 11
    Recensione: Opera:
    Preferisco Open Road.
  • aries
    6 ott 11
    Recensione: Opera:
    Ottima recensione, che invoglia ad approfondire la conoscenza dell'artista scozzese. Con Donovan sono arrivato a "Barabajagal".
  • ranofornace
    2 dic 13
    Recensione: Opera:
    "sufficente"

Ocio che non hai mica acceduto al DeBasio!

Per vivere con pienezza la vera esperienza dello stare sul DeBaser è bello esserci registrati.
Quindi Accedi o Registrati