I Dope Stars Inc. suonano più o meno come se uno di quei gruppi alternative rock giapponesi che fanno le sigle dei manga, l'abbigliamento e le acconciature spesso stravaganti e le voci elio-acute, si mettessero a suonare elettro-pop irrobustito da un solido esoscheletro chitarristico.
Sebbene originari di Roma, nella loro musica c'è una miscela di elettronica da club e distorsione corpulenta, ma tutto sommato composta, che raramente si sente dalle nostre parti, e più spesso dalle parti del Sol Levante. Di per sé mettere insieme elettronica e brutali power-chord non è una formula granché originale, ma laddove solitamente questa si risolve in atmosfere gotiche tra nichilismo e malinconia (vedansi Marylin Manson & C., e anche le legioni di gruppi del nord Europa che fanno qualche variazione sul tema), qui si respira un'aria diversa. Piuttosto che sguazzare beati nel languore della propria depressione, infatti, i Dope Stars Inc. sembrano volerti portare in un mondo nuovo e diverso, il loro, pieno di riferimenti a sci-fi e cultura pop, nel quale si muovono con la fiducia, l'entusiasmo e talvolta l'ingenuità di un ragazzino. Piuttosto che pompose orchestrazioni virtuali, lunghi e monotoni interventi di sintetizzatori, minimali e disperate partiture di piano elettronico, preferiscono infarcire i loro arrangiamenti di sonorità 8-bit da sala giochi attingendo da un sicuro bagaglio culturale di retro-gaming.
Il punto debole della loro proposta è in parte dovuto al "concept" che vi sta sotteso, a questo senso di cieca fiducia in una rivoluzione tecnologica che sarebbe già in atto e destinata a portarci in un nuovo progredito universo culturale all'insegna della "virtualità" come condizione benefica di per sé. Tutto va in questa direzione, dall'elaborato artwork ai testi che spesso vorrebbero essere inni generazionali, ma che per la natura stessa, molto "di nicchia" di questo genere di proposta non lo diventano, e finiscono per sembrare invece ingenue filippiche il cui tono esuberante ed entusiasta cozza con quello di angosciosa litania delle prime pagine dei giornali che i loro ascoltatori leggono quotidianamente. Forse una simile posizione avrebbe potuto suscitare maggior simpatia e interesse nei tecnologici, paranoici e spreconi anni Novanta, in un Estremo Oriente pre-tsunami dalla miriade di insegne illuminate, o in un futuro dove la bomba a orologeria del riscaldamento globale fosse stata disinnescata, e dove i guru informatici facessero nuove scoperte, e non scoprissero come far costare di più quelle vecchie; insomma, in un altrove non troppo vicino. Qui e ora, mi pare un po' fuori luogo.
Ultrawired del 2011 è il loro ultimo lavoro, e anche per quanto riguarda l'aspetto pratico del distribuire la propria musica i Dope Stars Inc. hanno scelto una strada originale; il disco è distribuito esclusivamente via download gratuito dal loro sito ufficiale, comprensivo di artwork, con la possibilità di fare donazioni e di acquistare il cd fisico "vergine" e farselo spedire per posta, masterizzandoci poi sopra l'immagine ISO della musica scaricabile. La prima metà è quella più riuscita, con le composizioni più in equilibrio tra techno-elettro-synth-pop e riff di chitarra distorta e con i "refrain" più accattivanti (Better Not To Joke, Save The Clock Tower, Banksters); la seconda perde qualcosa in quanto a immediatezza e aggressività. E' consigliabile ascoltarlo a volume alto.
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