C'era una volta DETROIT...
- TECHNO! - diranno subito i miei piccoli lettori.
No, ragazzi, avete sbagliato. C'erano una volta i crucchissimi Kraftwerk.
Non era un’elettronica di lusso, ma semplici e meravigliosi pezzi da antologia, di quelli che d'inverno si mettono nei pod e nelle radio per accendere la nostalgia e riscaldare le nostre orecchie. Non so come andasse, ma il fatto gli è che un bel giorno questi suoni tedeschi capitarono nello studio di un vecchio dj USA, il quale aveva nome Gerald Donald, se non che tutti lo chiamavano maestro Dopplereffekt, per via del suo cervello, che emanava onde a diversa frequenza a seconda della distanza dell’ascoltatore come il classico effetto Doppler...

Ma torniamo seri che è meglio. Alla raccolta antologica “Gesamtkunstwerk” (1999), composta da tracce pubblicate su “singoli” o “ep” ante-duemila, bisogna portar rispetto non tanto per la proto-elettronica-classica di stampo tedesco di fine anni ’70 di chiarissima derivazione Kraftwerk (con evidenti fughe e accelerazioni verso la vecchia techno di Detroit) o per gli evidenti richiami all’estetica stilizzata robotica e de-umanizzata di album come “Die Mensch-Maschine” o “Computerwelt”, ma soprattutto per la qualità elevatissima dell’album che, già nel titolo, gesamt-kunst-werk/opera-d’arte-totale, tende a coniugare l’ideale rappresentazione di più elementi artistici (ballo, arti visive, musica, poesia) per una proiezione più universale possibile. E pace se, nei pochi pezzi cantati dagli umanoidi, la poesia è pornografia spinta o scienza della sterilizzazione del genere umano o tecnologia della comunicazione di massa.

E cosa ci fa quella falce e martello sulla cover? Come può ben rappresentare un album interamente fatto da macchine dove il cuore pare dimenticato in soffitta? Dov’è finita l’umanità? Che fine faremo? Eravamo nel 1999, ora siamo nel 2017. Il tempo dei robot è oramai alle porte, un’armata indistruttibile e infaticabile ci travolgerà. Chi beneficierà ? Chi sarà il sottomesso? Come difendersi? Nella prima edizione dell'album Gerald Donald scriveva: il socialismo biologico ci porterà alla vittoria. Criptico e alquanto ambiguo. Forse che la nostra natura umana ci preserverà dalla distruzione artificiale? Forse che sotto la nostra corazza tecnologica qualcosa di vivo riuscirà ancora a pulsare? Non lo so e ho quasi paura a pensarci. So solo che cerco faticosamente ogni giorno di non fare la fine del vecchio burattino di Collodi sul palco di Mangiafuoco. Ne ho troppi di fili attaccati alle spalle o nelle orecchie o sulle punte delle mie dita. Sarebbe bello spezzarli tutti, consapevole del rischio di cadere o di non riuscire a rimanere in piedi.

Questo è il bello della musica elettronica. "Ragione & Sentimento" pare un concetto superato. Solo ragione, solo purissimo pensiero razionale.

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