Un soffio di vento... qualche nota di piano... una voce che sussurra...
Questa è "Von Der Quelle", l'intro dell'ultimo lavoro dei teutonici Dornenreich, "Hexenwind".

Il titolo - sempre se il traduttore non mi inganna - si riferisce alla stregoneria, alla magia. Quasi al termine del breve pezzo la voce che prima sussurrava si accende pronunciando una frase con concitazione, frase che ci introduce a "Der Hexe Flammend' Blick": una batteria, una chitarra, ripetono quasi le stesse note fino all'ossessione, con quella voce che continua a sussurrare parole.
Chiudendo gli occhi si piomba in un incubo che le note e la voce trascinano, che lo scream in controcanto tormentano. Poi arriva "Der Hexe Nächtlich' Ritt", più trasognante della precendente, ormai sprofondati nell'incubo/sogno, ogni cupo, delicato, invadente suono si insinua nella nostra mente, vittime dell'incantesimo strumentale a cui siamo costretti.
"Aus Längst Verhalltem Lied" è una chitarra acustica e niente altro. Ci illude di essere riusciti a scampare al maleficio, ma in realtà è solo un preludio alla vera fine dell'incubo. Un preludio a "Zu Träumen Wecke Sich, Wer Kann", chi sogna può svegliarsi.

L'incubo è finito, l'incantesimo è spezzato, apriamo gli occhi, ci guardiamo intorno, e abbiamo voglia di ritornare a vivere nel sogno.

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