Storicamente tre è il numero perfetto, ma sull’opera terza dei Doves concediamoci l’ombra del dubbio. Jimi Goodwin dovrebbe spiegarci cosa sia mai “il mood urbano che pervade le prime tracce”. Non lo ha fatto. Bè, ci proviamo noi.
"Some Cities" lasciamola perdere tanto l’hanno scritta gli Oasis sotto l’effetto del bromuro. "Black And white Town" è la colonna sonora glamour!? di un vasca notturna per il centro di Manchester. Decidete voi se il fine è lieto o triste. "Almost Forgot Myself" proietta una città che si riprende dopo un temporale. Snowden" canta l’alzarsi all’alba per prendere pane e latte, ma non all’ipermercato. "The Storm" l’accorgersi di essere imbottigliati nel traffico. Tocca a "Walk In Fire", la svolta. Sicuramente quella dell’album, di certo non quella musicale. Provate a riascoltarvi "There Goes The Fear" di The Last Broadcast. Niente di nuovo sul fronte auricolare. Tuttavia nulla ci vieta di apprezzare. Peccato che siamo in cima all’album e l’elicottero che potrebbe portarci più su non arriva. Allora guardiamo sull’altro versante: alcune persone stanno salendo. Ma sono i Coldplay con in spalla "Someday Soon" e "One Of These Days". Meglio non attaccare bottone.
Ormai lontanissimi dalla città, si scende verso la campagna dove aleggiano le "Shadows Of Salford" che conciliano il meritato riposo. Ma improvvisamente un incubo: è Chris Martin, ancora. I Doves esprimono i loro desideri con l’ultima traccia "Ambition". L’hanno incisa in un monastero chiuso in Scozia, chiuso per mancanza di vocazioni. E poi dicono che è meglio non tirarsele, le magagne. No dai, alla fine è un disco a cui si può essere devoti. (il voto in realtà è un 3.5?).
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