Più completo del predecessore "Nola", il secondo capitolo della saga Down rende perfettamente onore alla caratura di questa grandissima band.
Tenebre, luce, fuoco e fango si combinano per dar vita ad un sound ruvido e potente erede di un patrimonio settantino rivisto in chiave moderna e più metallica, essendo suonato da cinque metallari innamorati del blues e fieramente legati alle proprie origini: Phil Anzelmo, inutile elencare le sue band, Pepper Keenan (Corrosion of Conformity), Kirk Windstein (Crowbar), Jimmy Bower (Crowbar, Eyehategod, Superjoint Ritual) e Rex Brown, inutile spendere parole anche per lui.
L'album è ottimo: ben suonato, ben composto, ben prodotto, con un'ottima scelta della scaletta dei brani, notevoli cambi d'atmosfera e per nulla monotono.
A brillare di più è decisamente Phil Anzelmo con la sua splendida voce, che dopo periodi un po' bui sembra tornare quasi ai picchi del periodo d'oro dei Pantera, adattandosi al meglio alla canzone ed alle melodie e riff chitarristici, con un'espressività ritrovata e un trasformismo invidiabile che si esplica nella sua padronanza dell'urlato scream nei pezzi più metallici, un cantato blues caldo e rauco nei pezzi più hard rock, un cantato più cupo e tenebroso nei pezzi arpeggiati ed oscuri dell'album. Tanto di cappello, ovviamente ai musicisti, primi i due chitarristi, in grado di confezionare riffoni in odore sabbattiano, sfuriate metalliche stoppate e ritmate, arpeggi tenebrosi e assoli allucinati.
L'album si apre con "Lysergik Funeral Procession", massiccio e minaccioso hard rock guidato dalla potenza chitarristica; "There's something on my side" è un pezzo più allucinato e metal, "Stained Glass Cross" è tra i migliori pezzi dell'album, un blues sudista con un organo scatenato e riff che ricordano vagamente i Lynyrd Skynyrd (a parte gli armonici artificiali!) e la voce di Anzelmo che raggiunge uno dei massimi picchi dell'album. Si cambia aria con "Ghost Along the Mississipi": l'atmosfera è cupa sin dal riffone iniziale di Kirk. "Learn From My Mistake" è un'altro pezzo che meriterebbe la nomea di "migliore dell'album", con il gran lavoro dei chitarristi, che duettano alla grande, specie negli assoli; "Beautifully Depressed" mostra Anzelmo sempre in gran forma, con un cantato ruvido senza screaming, ma con ottime linee vocali. "Where I'm Going" presenta il miglior arpeggio dell'album, in cui mai più forte è l'eco southern; "New Orleans is a dying whore" è il pezzo più minaccioso dell'album, con riff decisamente più metallici che rimandano abbastanza ai Crowbar, eppure con una stupenda parte melodica durante l'assolo di chitarra. Per finire tanto di cappello alle tracce numero 13 e 15. La prima, "Flambeaux's jamming with St. Aug" sembra quasi divertita, con un grandissimo lavoro di Rex Brown che mette in ombra le chitarre, rendendole un sottofondo sottomesso al basso.
L'ultima canzone è un altro capolavoro, un finale stupendo per un album ottimo. "Landing On The Mountains of Meggido" è un pezzo semiacustico con diversi cambi di atmosfera, ma prevalentemente tenebroso. Il canto di Anzelmo è sofferto e cupo, gli arpeggi incutono timore, il finale è un accavallarsi di effetti e suoni che fanno letteralmente viaggiare la mente e traghettare l'ascoltatore in atmosfera sconosciute e sublimi: stesso effetto che ogni volta provo ascoltando Doobinterlude, la traccia strumentale posta in parte centrale nell'album, classico pezzo "a viaggione" spiazzante e psichedelico con chitarre ipnotiche e calma disarmante, riassume tutta la carica psichedelica dell'album, ricreandone le atmosfere e interrompendosi all'improvviso come un incubo per riportare l'ascoltatore con i piedi per terra alla realtà dell'album.
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