Non dormo da trenta ore, brutta bestia il jet leg. Sei diciassettenni belghe indigenti non dormono in casa mia stasera, brutte bestie dei genitori sclerotizzati.
Non mi resta che trangugiare tè ascoltando musica che mi svii dal suicidio. Ci vuole un dottore in questi casi e nonostante prediliga i felini bisogna convenire che non vi sia lenitivo migliore dei Dr. Dog. Si cazzo, metto su “These Days” e mi tuffo in quest’orgia di carni rosee, soffici, da latte. Due erano sorelle, una era coperta di lentiggini, un’altra ancora aveva un sensuale sfogo epidermico su tutta la faccia inequivocabile segno dell’implosione degli ormoni. I capelli splendenti di luce propria spargevano col vento una pace spirituale. Il rosso del tramonto le incorniciava come delle icone sacre. Mentre gli parlo in inglese mezzo chino dall’altra parte del fence le loro erre mosce s’insinuano nelle mie pulsioni primitive. Mentre le fisso come in sogno, cullato dalla stanchezza, vedo nelle loro soffici palpebre la disperata ombra bisognosa di una carezza, di una spalla sulla quale poggiarsi. E magari di una nerchia con cui giocare.
Ma prim’ancora che la mia esausta e incredula ottusità si trasformi in un raptus violentatore loro capiscono che questo posto le è ostile, loro le streghe, le mie regine astrali che hanno dilaniato il mio cuore per dieci minuti scarsi tengono in mano il filo della vita, della fresca potenza di una bellezza irripetibile e con fare leggero, cangianti, come sono venute, se vanno facendo complimenti e sorrisi impercettibili agli angoli di labbra troppo minute per essere vere. Non so cosa dicessero poi, non che importi. Mi hanno voltato le spalle per tornare dal buco nero da cui sono venute. Io le amo e non saprò mai neanche perché in quegli istanti, in quelle frazioni di sguardi il tempo si è dilatato, non saprò perché hanno scelto me per inebriarmi col loro potere. Forse sono dannato, forse stanotte verranno a strapparmi il cuore per mangiarlo ancora pulsante. Oh Dio come vorrei che accadesse, vorrebbe dire che sono riuscito ad immergermi in un sonno vero.
Dottore, dottore c’è ancora? WOFF WOFF! Ah mi stavo preoccupando, continuiamo la terapia? Si, metta “Do The Trick”, il suo basso e i cori farebbero breccia persino nel cuoricino dello yeti. “That Old Black Hole”, si dottore, le streghe svaniscono risucchiate nella sesta dimensione, le palpebre iniziano a farsi pesanti. Non c’è nulla ora che possa turbarmi, dottore, menomale che c’è lei dottore….Dottore..ma lo sa che ha proprio un bel guinzaglio? Dottore le devo far conoscere.. sa una gattina siberiana niente male.. color bacio….
Che ne dice….dottore?…dottore…docZzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
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