“Il rap è tutto uguale”. Affermazione, troppo spesso abusata, magari dal blackster di turno accecato dalle tonnellate di blingbling che giornalmente invadono gli schermi di MTV & co. Ma sarà vero? La risposta è il progetto Dr. Octagon.
Chi è Dr. Octagon? Un personaggio immaginario, folle ginecoloco venuto da Giove, partorito dalla mente geniale di Kool Keith (presente gli Ultramagnetic MC's?) accompagnato dal prolifico produttore Dan The Automator (tra i suoi progetti più noti Gorillaz, Deltron 3030) e non ultimo il grande turntablister Dj Q-Bert. Un trio di tutto rispetto che tira fuori un capolavoro di tecnica e originalità: Dr-Octagonecologyst (1996), il primo di una lunga serie di apparizioni del singolare alieno (ritornerà più tardi anche in altri progetti di Keith seguendo un concept piuttosto articolato e ricco di colpi di scena), e sicuramente il migliore della saga.
Se Kool Keith, mente del progetto, svolge il suo fondamentale ruolo lirico, dal lato musicale è soprattutto all’eclettico produttore Nippo-americano, che va gran parte del merito di questo lavoro, che lo vede nelle vesti di beatmaker. Le sue basi sono sopra la media, mai omologate, nè prevedibili: (“Then the '90s hit and everyone wants to be Dr. Dre; no one wants to be their own thing anymore. Everyone now wants to have the Lexus and deal pounds of drugs. We don't do that. That's not our lifestyle. You don't see us coming out with the fur coat. There's more to music than that.") [!]
Eccelso è il lavoro di ricerca da cui scaturisce quel mix di rap, trip hop, elettronica, passando per spunti crossover, jazzy e psichedelia che ha fatto grande quest'album. L’uso massiccio del Minimoog è una garanzia, e chi come me apprezza il caratteristico suono caldo di questo storico synth non potrà non intripparsi su robe come “Earth People” (un beat futuristico da paura) e “Wild and Crazy" (analogia purissima). Ma non mancheranno cose opposte come la rockeggiante “I’m Destructive” che viaggiano sul mood hypno-psichedelic-futuristic-horror che si rivela essere il punto forte di questo platter. La spaziale “3000” (anno da cui proviene il bizzarro dottore) con un giro di basso che non si toglie più dalla testa, e quel rullantone così Bristoliano apre in un modo che non poteva essere migliore al mondo di Octagon, ben illustrato dalla rappata posata ma incisiva di KK e dall’artwork pornosplatter di Pushead (già a lavoro per Metallica, e Misfits). L'oscura “Blue Flowers” e “Halfsharkalligatorhalfman” rappresentano quanto di più dark potresti aspettarti da un disco Rap; “No Awareness” e "A Visit to the Gynecologyst" nel loro paranoico misticismo si mostrano come una sorta di "riassunto" di quella che sarà l'atmosfera di gran parte dell’album.
Q-Bert è sempre maestoso nello scratching, presente in quasi tutti i pezzi. La sua tecnica trova massima espressione sull’oldschool strumentale di “Bear Witness” affidata unicamente al suo estro. Kool Keith, che rappa e scrive tutte le canzoni (geniali i testi avvolti in un bizzarro demenzialismo che rispecchia in toto il dottore), si dimostra sempre un validissimo rapper: il livello è alto in tutte le tracce, il flow ottimo con picchi di personalità su “Wild And Crazy” e “Real Raw”, traccia dove non è facile emergere, in quanto la parte vocale è posta (come del resto quasi in tutto l’album) in secondo piano rispetto alla ispirata base di Dan, che per l’occasione si sbizzarrisce con cambi di velocità, delay, e breakbeats che completano un cassarullante possente ed incisivo.
A completare il festival di mostri sacri interviene anche Dj Shadow che mette mani su “Waiting List”, e KutMasta Kurt che si fa valere sui due ottimi beat affidatogli: “Technical Difficulties”, e “Dr. Octagon”. Non annoiano nemmeno le skit, che invece risultano fondamentali per lo sviluppo della storia, con dialoghi dall'animo weird, e ottime trovate come il sample classico di “I Got To Tell You” o quello kolossal di "General Hospital".
Una delle migliori uscite degli anni novanta, un gran disco da rispolverare e tranquillamente assimilabile anche da chi non mastica rap e affini, tante sono le influenze al suo interno. In alternativa c'è pur sempre il blingbling su MTV.
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