“Certo potrei chiedermi dove sto andando, ma per la maggior parte del tempo io sono una specie di spavantapasseri sull'altalena”, ovvero così parlò il dottor Stranamente Strano. E se ti chiami dottor Stranamente Strano te lo devi meritare, cazzo. E se te lo meriti io ti voglio bene.

Tipo: carica l'harmonium sulla macchina, strimpella in riva al fiume, fischietta stonato, soffia in un flauto da terza media...

Insomma, grazia incosciente e scalcagnata, come dei principianti assoluti, come dei buskers. Oppure come cugini primi dell'Incredible String Band, più surreali però, più dolci.

Armonie vocali ora angeliche ora stracciate, semplicità che impazzisce anche se gentilmente. Su tutto qualcosa di infantile e insieme ancestrale, il mondo visto da un ramo.

Traccia uno è una specie di estasi buffonesca e barcollante, traccia due è trascendente e naif , alla tre si omaggiano i cugini.

Quattro è assoluta purezza e pazzia dolcissima, cinque è un circo che lotta per uscire da una scatola. Sei facciamo anche basta, mica vorrete che cominci a descrivervi lo smandrappatissimo angelo alla mia sinistra?

Carico i commenti...  con calma