In un periodo in cui si tende a rilasciare lavori dal sapore molto commerciale e adatti alla massa, I Draconian sembrano andare decisamente controcorrente. Visto l'addio dei Theatre of Tragedy e il cambio di rotta dei Tristania, l'ultimo baluardo della musica Goth/Doom risiede proprio nel sestetto svedese. Dopo il mediocre "Turning Season Within", dove i Draconian erano approdati a un suono più moderno e up-tempo mettendo in primo piano le chitarre, "Rose for the Apocilypse" strizza leggermente l'occhio al quel capolavoro che fu "Arcane Rain Fall" e si presente come un album dal sound maestoso e davvero incisivo, regalandoci momenti di musica molto intensi.

Del resto, come non restare sbalorditi dalla opening del disco: "The Drowning Age", potente e travolgente per tutti i suoi 7 minuti. Discorso molto simile per la successiva "The Last Hour Ancient Sunlight", (da cui è stato tratto anche un video) traccia in pieno stile Draconian dove la voce soave di Lisa Johansson si rincorre e si mescola al growl di Anders. Azzeccata anche "End of the Rope", dove la prestazione vocale di Jacobsson fa davvero venire i brividi se mischiata al senso di inquietudine che trasmette la traccia in questione.

"Elysian Night" è forse il pezzo di maggior rilievo dell'intero album, dove una muro sonoro di chitarre ruggenti lascia presto spazio alla sempre magnifica Johansson e alle tastiere, mai così convincenti come in questa incarnazione. Ma l'attenzione sembra non voler calare mai: i Draconian piazzano due altri ottimi brani: "Deadlight", struggente e trascinante fino alla fine, e "Dead World Assembly" dove fanno la loro apparizione dei violini che si amalgano molto presto con il tutto; Jacobsson intanto non si risparmia e riversa sul microfono tutta la sua ira, appare sempre più aggressivo e ne da la prova con la traccia seguente: "A Phantom Dissonance" colpisce per un intro molto acustico e melodico che non aspetta altro di essere travolto da un growl feroce.

Si chiude l'album con un trio di brani che si lasciano ascoltare con piacere "The Quiet Storm", "the Death of Hours" e "Wall of Sight", tutte tracce nel pieno stile Goth/Doom, perfette e maestose come sempre caratterizzate dal solito dualismo di voci impeccabile.

Ed è giusto spendere qualche parolina anche per il songwriting che, pur trattando temi classici del genere, non è mai scontato e banale anzi è impeccabile e ci lascia sprofondare ancora di più nel drammatico romanticismo chi si respira dall'inizio alla fine dell'album.

In definitiva abbiamo fra le mani un ottimo disco che una volta avviato non lo si riesce a interrompere. Se si pensa che è uno dei pochi veri album Goth/Doom rimasti in circolazione, allora non si può far altro che elogiare ancora di più il sestetto svedese. Sia ben chiaro, la formula è sempre la medesima del genere, stile vocale "bella e bestia", tastiere e strumenti classici che accompagnano il tutto e un suono potente e vigoroso, ma "Rose for The Apocalypse", pur non avendo dei momenti di picco come "Arcane Rain Fall", scorre via e avvolge in quel misto di sentimenti che i Draconian vogliono instaurare nella mente dell'ascoltatore; magari i break e le strofe memorabili che si imprimono a fondo nella nostra mente non sono la specialità della band, ma se avete voglia di abbandonarvi a melodie malinconiche e struggenti, una voce angelica superba, un growl rabbioso e più in generale in un'atmosfera gotica sotto ogni punto di vista, sappiate che questa relase fa al caso vostro.

Carico i commenti...  con calma