Sia ben chiara una cosa: se ci si ferma ad un primo, disinteressato ascolto, tutti quei "nigger", "fuck ya", "the party", et similia, possono farti passare la voglia di proseguire ed ascoltare tutte le venti tracce di questo lavoro.

Fate come ho fatto io, allora: ho proseguito e, senza alcuna presunzione, ho cercato di cogliere ogni elemento valido presente nei brani che ho ascoltato e pian piano qualcosa di valido è emersa. Se vogliamo fregiarci di stupidi sofismi, le sonorità, pur attualizzate, suonano molto west-coast e questa non è, comunque, una nota di demerito. Stiamo
parlando di hip-hop senza grosse seghe mentali, molto "d'atmosfera", con ritmiche campionate e, nel contempo, molto efficaci.

Alla fine quando l'ultima traccia volge al termine, non sei stanco/appagato ma, al contrario, qualcosa ti rimane; è vero, è pur sparso qua e là e, forse, difficile da scorgere in un primo ascolto, ma rimane qualcosa di forte. "Si, ma dicci qualcosa di più", potreste pretendere. "Va bene", Vi rispondo, andate a cercare: nell'impatto melodico dell'iniziale "Over My Dead Body", oppure nelle sonorità impreziosite dal pupillo di Drake, leggi The Weeknd, di "Crew Love", oppure nella title-track arricchita dalla voce di Rihanna. Cercate anche nel riff di chitarra campionato di "Under Ground Kings" o nel gospel di  "Lord Knows".

Cercate e non rimarrete delusi.

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