"E POI IL GOL...IL GOL DI FABIO GROSSO!!! MIO DIO...MIO DIO, FABIO GROSSO!!!!! FABIO...FABIO GROSSO!! FABIO GROSSO!!! FABIO GROSSO!!!!" e in quel momento qualcuno di noi (io...) molto probabilmente parafrasava i Mayhem growlando "Alemannia Capta Est"!! (A onor di cronaca, se a qualcuno fosse sfuggito, la conquista della Germania fu poi portata a termine nella successiva, indimenticabile, notte di Berlino contro i cugini francesi). Che soddisfazione quella vittoria in semifinale contro i tedeschi, contro chi da sempre ci sfotte "pizza e mandolino", che gioia, che libidine, che orgasmo... Calcisticamente superiori! Punto.
Ma c'è una cosa, invero, che i mangiacrauti sanno fare ancora e da sempre meglio di noi: musica electro-goth. Quella hunz hunz nero-plasticosa, per intenderci; e hanno anche i club più belli, quando non proprio dei festivals all'uopo; e, forse anche le ragazze più belle per questo tipo di musica. Non me ne vogliano le italiane, che considero a tutti gli effetti le donne più belle dell'universo intiero (chi ha detto la magnifica Elena Alice Fossi???), ma generalmente una darkettona tedesca è quasi sempre una dea, mentre una darkettona nostrana quasi sempre uno scaldabagno rivestito di pizzo...
Questo dischello dei veneti Drastique giaceva dimenticato fra i miei cd dal lontano 2003, l'anno in cui uscì per Beyond Productions. Ascoltato allora soltanto una volta, e, infaustamente, ricadutomi oggi fra le mani causa grandissime pulizie in cameretta. Lo rimetto nel lettore più per curiosità che per altro, per vedere forse se a distanza di anni fossero cambiate le mie impressioni al riguardo... Macchè! Risate a crepapelle all'inizio, noia mortale e palle stracciate fino alla fine. Già Drastic, one man band di Chris Buchman autore del buon Thieves Of Kisses nel 1998; il cambio di monicker in Drastique e l'innesto di altri due elementi, Mahavira (Ensoph) e tale Fay per la voce femminile, non giovano alla causa di Pleasureligion, un prodotto oltremodo ambizioso e ridondante, barocco nell'accezione peggiore, teatrale sì ma... Comico. Già il titolo composto (preferisco "Dallamericaruso" di Lucio Dalla) e l'immagine di copertina sono fumo negli occhi per gli sprovveduti, completano il disastro poi delle liriche che vorrebbero essere profonde ma... ma... imbarazzo. Tanto più che spesso vengono tirati in mezzo e senza cognizione di causa anche il buon Dante, piuttosto che Blake, Coleridge, o il pre-raffaellita Rossetti (assieme ad altri artisti citati nei credits come "ispirazioni"). La musica è per l'appunto una sorta di electro-goth imbastardito da dosi massicce di chitarroni, voce cattiverrima alternata a voce di pulzella, e doppia cassa che non fanno altro che aumentare lo spaesamento. (Ai più giovani, se vi dicono che questo è gotich-metal non ci cascate...)
L'episodio meno infelice, manco a farlo apposta, è una cover di "Maria Magdalena", pezzo di gran successo del 1985 di una cantante, guarda un po', tedesca di nome Sandra. Tutto il resto è pizzi merletti e rossetti scuri su uno scaldabagno...
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