Come prima recensione, ho scelto un album sicuramente non facile da recensire, anche perchè a quanto pare non sembra molto conosciuto. "Throne of the Depths" dei Drautran sembra appunto un disco dimenticato negli abissi profondi, nell'underground del metal stesso.
Ogni brano appare come un mix di symphonic/viking metal, passando da momenti di "quiete" a ritmi frenetici e frustranti tipici del black metal dei bei vecchi tempi. L'album si presenta con "Zum Haff hinaus...", track d'apertura che fa pensare ad un album rilassante, magari uno di quei dischi comprati per rilassarsi, mentre si ascolta il rumore delle onde e dei gabbiani, su qualche spiaggia da sogno.. Peccato che "Lohen der Opferung" ci risveglia bruscamente da questa idea, scatenandoci contro una grande rabbia, una sorte di mare in tempesta, e facendoci sembrare inermi contro tale potenza. Il martellare della batteria è massiccio, il tutto contornato da riff che sembrano non guastare e dalle taglienti voci di Thamuz e Blutaar. La bellissima "Sævar Niðr" sembra una rappresentazione stessa degli abissi, così profondi e calmi, ma al tempo stesso anche così malinconici nella loro oscurità. Sembra quasi non centrare nulla in tutto ciò, specialmente dopo la rabbia delle prime canzoni, ma forse non è così, dopotutto dopo la tempesta c'è sempre una quiete, o forse no?
Beh peccato che questa non duri molto. Infatti " Styrt ned i Mælstraumen" e Dusk of the Fimbulwinter ", si aprono come una cavalcata di guerra, una nuova tempesta fatta di riff, martellare e atmosfere che sembrano lacerare tutta quella calma ritrovata precedentemente.
Ci troviamo di fronte ad album che certamente non spicca per innovazione o qualità tecnica, ma indubbiamente si tratta di un buon lavoro da parte dei Drautran, band formatasi nel 1996 a Kiel. Lavoro che certamente è al di sopra della media e, almeno personalmente, ho apprezzato moltissimo la diversità di "elementi musicali" che è possibile riscontrare durante l'intero ascolto. Non dimentichiamoci che il titolo dopotutto significa "Trono delle Profondità" e forse questo è un album che non pretende di essere uno dei migliori, ma di essere un ottimo ascolto per coloro che sono in grado di scandagliare le profondità dell'underground musicale.
Carico i commenti... con calma