Salve a tutti. Questa è la mia prima recensione, e spero possa essere chiamata in modo tale da chi la leggesse. Non sono molto pratico, ma si sa, in molte cose c'è sempre una prima volta e credo ci possa stare un minimo di indulgenza.

Vorrei partire da un fattarello divertente: uno dei più prolifici recensori in campo metal underground è Tepes; bene, io conosco (da poco) il suddetto e mi chiedo se riuscirà a riconoscermi.

Molto bene, detto ciò, partiamo. Siamo nella metà degli anni ottanta, a Pittsburgh, Stati Uniti. I Dream Death sono un quartetto che nasce nel 1984, incide due demo e poi l'unico (finora) album, il capolavoro d'esordio. Perchè si, quest'album è un capolavoro. In campo metal a livello mainstream e underground molte band oramai parevano aver conquistato una sfera, quasi sicura, di sopravvivenza. Nessuno si aspetta l'arrivo del grunge, che avrebbe cancellato molta gente dai Poison ai Death Angel.

MA: mancavano ancora due-tre anni all'arrivo del grunge, e molto era ancora da dire. In campo underground quell'anno fu l'anno di capolavori doom ("Day Of Reckoning" dei Pentagram e "Run To The Light" dei Trouble) e della nascita del death metal. Insomma, c'era molta ricerca in questo campo musicale. Al tempo stesso, iniziava a farsi strada un nuovo genere (denominato poi crossover), che non aveva molto a che vedere con quello moderno, i cui artisti erano gente che veniva dall'hardcore e aveva apprezzato il thrash come i D.R.I. e i Cro-mags.

Chissà se i Dream Death (a modo lor ), non abbiano tentato esperimenti simili in un'altra chiave; si, perchè quest'album dimenticato è una perfetta fusione di doom, thrash e elementi death! A prima vista potrebbe sembrare eresia mettere assieme il thrash e il doom (la velocità e la lentezza), ma è appunto da quest'ottica piuttosto rigida che bisogna uscire: i Dream Death (in cui in mezzo alle influenze dei grandi gruppi doom, si trovano Motorhead, Angel Witch, The Obsessed e Celtic Frost) vanno alla ricerca di un suono in cui in vari momenti ad una sonorità principale, associano elementi di una secondaria, in un continuo interscambio di sonorità all'interno delle stesse canzoni. Il quartetto (batterista, bassista, chitarrista e chitarrista-cantante) crea un suono volutamente grezzo e a tratti ignorante, con un'attitudine hardcore mescolata ai Celtic Frost (quelli del periodo 1984-1987), crea atmosfere malsane, da sfinimento, in cui la voce disegna quadri di violenza gore da film splatter inserita nei cunicoli sotterranei delle alienanti metropoli occidentali di fine 1900. Quà e là le chitarre, come in "sealed in blood" sembrano puntare al death prima maniera, mentre altrove un suono doom distorto in un quasi thrash trasporta l'ascoltatore in continuazione negli ambienti descritti sopra.

Basso e batteria lavorano molto nella costruzione semplice ma convincente e diretta, di facili ritmiche interpretate mai banalmente, dove si denota spesso l'assenza della doppia cassa. Perchè si, da non grandi esecutori e da produzioni tipiche del periodo (quasi garage) fatte con poco denaro, non poteva che risaltare più l'interpretazione. La produzione e il missaggio sono appena al di sopra di quelle punk, hardcore o da demo. La voce è basata su reminescenze del buon vecchio Cronos, che portano qualche contributo del primo black metal nell'album, ma in qualche sprazzo con un po'di attenzione si può intravedere l'ombra più nascosta di Ian Fraiser Kilminster e dei suoi acidi violenti, ben compresa a suo tempo da questo quartetto. E dopo? Solita storia: passano due anni e tre quarti della formazione si trasformeranno nei Penance, un gruppo doom molto più canonico e nella norma.

Per concludere: vivamente consigliati, si ricorda di ascoltarli con mente aperta e contestualizzandone i vari aspetti, soprattutto quello di un suono che vivifica più atmosfera che tecnica, anche se quest'ultima non finisce mai sotto i livelli di guardia.

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