E finalmente dopo una lunga attesa, il nuovo disco dei dream theater è qui tra le mie mani.

Ammetto che, ogni volta, recensire un loro nuovo lavoro senza essere di parte è molto difficile.

I 5 signori in questione musicalmente rappresentano tanto per me, per varie vicissitudini personali e musicali e, quando lessi dell'abbandono di Mike ci rimasi male anzi malissimo, anche quando vennero spiegate pubblicamente le motivazioni del suo addio....

Ma dopo due anni dall'ultimo “Black clouds....”, eccoli qui tornare con un nuovo quanto mai attesissimo album.

Partiamo dalla copertina del disco, bella e densa di significato, le nubi oscure del precendente disco sembrano squarciarsi e diradarsi e l'aereo viaggia spedito ma, qualche imprevisto può sempre presentarsi ed è degnamente rappresentato dal giocoliere sulla corda che sta per spezzarsi... forse anche un alone di incertezza sul loro futuro???

Chiariamo una cosa questo disco passerà alla storia come il primo senza il funambolico batterista, perchè nuove idee ci sono ma nulla che fa gridare al miracolo, purtroppo.

Analizzare un loro disco è sempre un'impresa ardua, in quanto la quantità di input che ci forniscono sono tanti, forse troppi e si rischia sempre di dimenticare qualcosa....

Il voto finale che uscirà da questa recensione, altro non è che la media dei singoli voti dati alle canzoni, perchè darne uno definitivo è praticamente impossibile....

ON THE BACKS OF ANGELS 7,5

Il singolo di lancio del nuovo disco, racchiude in maniera esemplare ciò che ci si aspetta da questo disco, ossia melodia,tecnica,aggressività. Ottimo lavoro di tutti e 4 i musicisti, finalmente ognuno ha il suo spazio e riusciamo a distinguere egregiamente tutti gli strumenti.

BUILD ME UP, BREAK ME DOWN 5

Sembra più un pezzo dell'ultimo disco solista di LaBrie che dei dream theater, chissà forse alcune idee che erano avanzate sono state sfruttate per creare questo pezzo. Bello l'intro elettronico e il riff aggressivo di Petrucci ma sinceramente alla fine non lascia un buon ricordo. Potrebbe essere definita la peggior canzone dei dream theater dell'intera carriera.

LOST NOT FORGOTTEN 8

Intro di tastiera e chitarra magnifica,epica come poche, ottima parte funambolica al minuto 2, veramente una gran canzone molto articolata e complessa. Parte strumentale degna di nota. Una buona ripresa dopo la track precedente.

THIS IS THE LIFE 6

Lento carino, niente di che, troppo spenta e senza la giusta atmosfera, si sente che manca sempre qualcosa per renderla completa.....

Andiamo avanti.

BRIDGES TO THE SKY 7,5

Ottimo intro con canto ipnotico dello sciamano, seguito da un mega riffone aggressivo spacca ossa, parte strumentale sempre di gran spessore, sa di gia sentito però assume un buon valore nell'insieme.

OUTCRY 7

Altra song con intro elettronica, si lascia ascoltare facilmente anche nella parte strumentale,belli gli intermezzi di basso.

FAR FROM HEAVEN 8

Un bel lento non c'è nient'altro da dire,tastiere e voce, il tutto contornate da belle orchestrazioni. Ha una bella atmosfera.

BREAKING ALL ILLUSION 8

Ecco la canzone che mi ha stupito parecchio di questo disco, sin dall'intro mi ricorda il grande classicone Learning To Live anche nella struttura. Bel giro iniziale di Petrucci, poi momento di calma ed entra la parte cantata, parte strumentale veramente emozionante molto melodica.

BENEATH THE SURFACE 10

Il lento perfetto,voce,chitarra acustica,tastiera mai invadente,giro leggero di basso e percussioni leggere. Niente assoli con mille note, una bella melodia sognante.Mi sono innamorato di questa canzone sin dal primo ascolto, brividi in tutti i 5 minuti di durata. Da ascoltare in macchina con il volume altissimo!!!!!!!

Non ho parlato di nessuno in particolare, perchè anche dei singoli musicisti voglio dare il mio giudizio personale.

Mike Mangini – Il nuovo batterista non ha partecipato per nulla alla stesura dei brani, si è limitato ed eseguire, forse per imposizioni dall'alto, le parti di batteria programmate da Petrucci. Manca di personalità, non c'è il suo tocco di personale, troppo freddo. Un appunto sul suono della batteria, troppo compresso e i piatti hanno un suono orribile a livello amatoriale, spero sia stato voluto. Forse gioca un po' troppo a fare il Portnoy.

Jordan Rudess – Ogni volta ci ricorda che sa suonare le tastiere,invece di mettersi al servizio della band ogni tanto se ne va troppo per i fatti suoi, ma il suo ego e il suo talento sono immensi,non gli si può rimproverare nulla.

John Myung – Un uomo un enigma come è stato definito da James in un'intervista, è un robot freddo e preciso, finalmente gode di un po' più di libertà e a volte va per la sua strada con i suoi soli. Ottima notizia.

John Petrucci – Sciorina note all'infinito, non finiscono mai le sue scale, ti ubriaca di note però è sempre un piacere ascoltarlo.

James LaBrie – E' la nota dolente di tutto il disco, ormai sono lontani quei tempi in cui tirava acuti mostruosi durante il tour di Images & Words e anche durante il tour di Octavarium dove la sua ugola era in splendida forma, ormai si trova meglio su tonalità basse. Mai incisivo sui brani aggressivi, mentre risulta mostruoso sui lenti. Non credo si riprenderà, e forse è ora di appendere il microfono dei DT al chiodo e lasciare spazio a qualche ugola più potente ed incisiva.

Insomma concludendo questa lunga recensione (perchè di carne al fuoco ce n'è tanta), finalmente la melodia torna a farla da padrone, si sente quel senso di libertà in tutto il disco, e sinceramente mi fa ben sperare per il futuro.

VOTO 7,5

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