Dopo lo sperimentale "Train Of Thought", che riprendeva un po' le sonorità cupe e oscure di "Awake", ma senza arrivare ad eguagliarlo, ecco che i Dream Theater sfornano un disco chiamato "Octavarium", loro ottavo lavoro in studio. Quindi il numero simbolico è l'otto per questo disco, infatti ci sono 8 tracce, che analizzeremo a seguire, che a loro volta hanno diverse chiavi di tonalità sulle quali girano, tranne l'ultima e la prima che girano entrambe sul Fa, ma è tutto fatto per rendere tutto un "perfetto cerchio" e quindi rispecchiare un'ottava.

La formazione per questo disco è composta da: John Petrucci, il virtuoso chitarrista uscente dal suo progetto solista, il quale presentò alcuni estratti al G3, dove suonò con Satriani e Vai, poi abbiamo il tastierista Jordan Rudess, il batterista Mike Portnoy, il bassista John Myung e il cantante James LaBrie.

Allora si incomincia con un Fa solenne premuto dal dito di Rudess e qualche effetto elettronico accompagnato dal battere forte di Portnoy e da una chitarra enigmatica di Petrucci: "The Root Of All Evil" è un pezzo che si impossessa del tuo corpo, ti entra dentro con quella voce e quei riff veramente aggressivi che sanno di urlo di liberazione. Il ritornello è stupendo, non c'è che dire, soprattutto a livello testuale, il pezzo infatti riprende la "saga" sull'alcolismo di messer Portnoy che aveva cominciato nel 94 con "The Mirror"(pezzo monumentale), poi continuato con "The Glass Prison" e "This Dying Soul". Si distinguono molto anche gli assoli di Petrucci e Rudess. Un ottimo inizio allora per il quintetto, davvero esplosivo. Con un melodia pianistica si passa ad un cinguettio e poi di nuovo al piano e alla voce di James che sembra in ottima forma e a suo agio su questa melodia. "The Answer Lies Within" è una ballad veramente piacevole che passa via come una brezza marina, ed è posizionata bene nel disco soprattutto perché si contrappone perfettamente con la precedente. La seguente è "These Walls", la quale gira su una buona melodia synth di Rudess. La canzone è altalenante, con il suo crescendo dai versi al ritornello. Il testo piacerà a chi come me, è un timidone, ed erge dei muri nelle relazioni con le persone, sopratutto con le donne. Ora arriva l'episodio ispirato al sound degli U2 ovvero "I Walk Beside You", facile facile per Petrucci & Co., è la peggiore a mio avviso del disco, però non è cattiva o proprio brutta, ma si vede che è poco ispirata e poco personale a livello di sound: la reputo un omaggio al sound degli U2 che, ovviamente, tecnicamente sono meno rispetto al nostro quintetto. Ma va bene così ci può stare un episodio così.

"Panic Attack" è introdotta dal riff nervoso del timido Myung, che apre le danze ai suoi colleghi proponendo riff pesanti e avvincenti. Questa traccia assieme alla seguente "Never Enough" è ispirata molto al sound dei Muse, ma riesce meglio la prima che la seguente, che reputo la seconda peggiore del disco, con un Rudess che vuole strafare con le tastiere. Si passa a "Sacrificed Sons", il cui testo fa riferimento alla strage del 11 settembre 2001, quindi più impegnato a livello politico. A livello musicale, invece, si pone all'inizio molto drammatico, dovuto anche al cantato di LaBrie che espone non male il suo testo, la parte centrale è puro prog metal strumentale, con cui i 5 ci hanno viziato e abituato. Infine abbiamo "Octavarium", suite divisa in 5 parti, che rende omaggio ai grandi artisti a cui si sono ispirati i Dream, e, fatemelo dire, è una delle più belle composizioni che ho mai sentito da questa formazione, si incomincia da un atmosfera psichedelica di puro stampo Pink Floyd, impreziosita dal continuum, uno strumento musicale innovativo se utilizzato genialmente come fa il nostro Rudess. Si passa poi ad un esplosione di tutti gli strumenti che poi si sfociano in un sound più Genesisiano, con quella chitarra acustica e quel flauto. Poi il pezzo si apre accelerando i tempi e dando energia all'atmosfera piena di movimenti solistici e cose veramente geniali. Ogni elemento è al suo posto in questa suite e si rende protagonista. La parte finale finale è qualcosa di esplosivo che mai si è sentito e che mai più sentirà dai Dream Theater, l'assolo finale poi ci regala un mix di emozioni infinite che non si possono descrivere.

In conclusione, l'album non è il migliore e nemmeno il peggiore, un album poco personale da parte della band, eccelle solo per qualche traccia, tipo "Root" e "Sacrificed", e per la suite, il resto è abbastanza discreto dato che è suonato bene e con grande dignità, quindi 4 stelle se le merita tutte.

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