Tre anni sono trascorsi dalla pubblicazione dell’imprescindibile e maestoso El Cielo.
Eppure sembra ieri. Sarà perchè lo ascolto ancora con frequenza settimanale. Come per altro il debutto Leitmotif. Se questi ragazzi restano imprigionati nel mio piatto cd un motivo ci dovrà pur essere?!?!
Me lo chiedo ovviamente con retorica. So perfettamente cosa i Dredg hanno che in pochissimi del marasma musicale odierno e passato.
Originalità, sensibilità ed un'evoluzione coerente.

E ovviamente il discorso non viene interrotto con “Catch Without Arms”, fresco fresco di stampa. E’ allarmante come i Dredg riescano a sfornare solo meraviglie... forse è per questo che al momento ci sono solo desolazione e piattezza musicale nel panorama, tutte le idee atterrano solo sul pianeta Dredg.
Questi toni possono apparire eccessivamente entusiastici ma mi sento di garantire alla Muzio Scevola che la delusione dell’acquisto non sfiorerà neanche un secondo chi entrerà nella loro orbita musicale. Un prodotto pregiato e variegato dall’immensa qualità e dall’ottima produzione, curato nel minimo dettaglio, sia del packaging che degli arrangiamenti.

I suoni balzano e si alternano sulle due vie delle mie Bose senza permettermi di avere alcun punto di riferimento: sembra un inseguimento perenne tra il mio timpano avido di catturare e il pentagramma che scorre liquido e veloce in tutte le direzioni.
Come la partenza zigzagante di ‘Ode To The Sun’, imprevista e affilata come una tagliola, sviluppata su una serie continua di salite e discese umorali. Pochi minuti e il registro cambia repentino con il “manto della zebra” (track #5), fluida composizione dal suono che spazia senza incontrare ostacoli, fino al momento nel quale iniziano a partire le prime note della sincopata ‘Tanbark’: è un nuovo colpo di fulmine. E poi via via scorrono veloci tutti i 12 movimenti, tra i quali è veramente difficile riuscire ad individuare una composizione che spicchi tra tutte, tanto è alto il livello medio di quest’opera. Sicuramente più speed rispetto alle precedenti produzioni, ma riconoscibile tra mille altri album in pochi secondi; questo si chiama stile, e i ragazzi ne hanno da vendere.

E’ un lavoro che va ascoltato d’un sol fiato, ogni brano è migliore grazie alla presenza degli altri, tutti notevoli anche grazie alla forza e all’anima comune che li abbraccia tutti e 12, comunque intimamente diversi per influenze e tempi (dall’elettronico Moby, ai primi U2, passando per i Deftones più melodici e con qualche profonda influenza tooliana e filter).
Electro, rock, ballad e hard, sfumate di wave: insomma tra i più convincenti prodotti che al momento si possa chiedere alla musica.
Suonano, è solo questo che conta.

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