Un viaggio lungo sessanta minuti esatti, sperando che non finisca mai.

Queste le sensazioni che ti fanno assaporare i Dredg con questo nuovo "The Pariah, The Parrot, The Delusion". Non è facile spiegare cosa si possa provare ad ascoltare le ammalianti melodie disegnate dalla band californiana. Un crescendo di emozioni mai banali, mai razionalizzabili. Poco definite. Il senso di smarrimento che può provocare il primo ascolto non devi lasciarvi desistere dall'approfondire un'opera così straordinaria e completa. Sì, perchè una volta entrati nel loro mondo, sarà difficile tornare alla dura realtà e alle solite canzonette quotidiane.

La matrice progressiva e di alternative rock, tipiche della band, si amalgamano alla perfezione con le sfumature Pop e melodiche che già facevano capolino sull'ottimo "Catch Without Arms". Qui si parla di forma canzone e di una straordinaria capacità di creare melodie e ritornelli killer che non fanno altro che accrescere il giudizio finale.
La produzione stellare porta alla massima potenza un suono curato in ogni piccolo particolare. Solo dopo alcuni ascolti ci si può rendere conto completamente della compattezza e, al contempo, delle mille sfaccettature della proposta dei quattro californiani

La potente opener "The Pariah" ci catapulta dentro il mood di un cd complesso, mai banale e degno di essere inserito tra le migliori uscite del 2009. Il bridge, posto poco prima della chiusura, scandito da un basso martellante ci fa tornare ai tempi dell'esordio "Leitmotif". Epici.
Le linee di basso di "I Don't Know", sembrano uscite da qualche cd degli anni '80. Tutto ciò senza snaturare il tipico sound della band, rendendolo, anzi ancora più ricco ed originale.
Non parliamo di brani epocali, ma capaci di creare melodie dall'imbarazzante sapore di classico. "Information", non a caso scelto come primo singolo/video, prosegue il discorso di quella stupenda "Bug Eyes". Le aperture radiose e solari, dipinte dal cantante Gavin Hayes sono le stesse. Hit radiofonica pronta a creare nuovi proseliti, per la gioia dell'etichetta e delle orecchie degli ascoltatori più open-minded.

Gli intermezzi ai quali ci hanno abituato i Dredg, sono molti e ben strutturati. Forse tra i migliori mai composti.
Le aperture più melodiche e dal sapore mainstream (di classe, però) si fanno sentire in brani come "Mourning This Mourning", o "Ireland". Tutto il cd si fa apprezzare, senza inutili filler.

Non parliamo di capolavoro, ma di qualcosa di emozionante e brillante dalla prima all'ultima nota. "El Cielo" superava ogni limite. Questo "The Pariah, The Parrot, The Delusion" arriva vicinissimo a farlo.

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