L'oceano ha da sempre esercitato una forte attrazione sull'uomo; talvolta una forza ostile (come ahinoi dimostrano anche i recenti eventi) ma anche fonte di vita, ispiratore di miti e di leggende, simbolo della libertà e dell'ignoto. Chi tra quelli come me, cresciuto con romanzi come Robinson Crusoe o i racconti di Salgari, da fanciullo/a non ha mai sognato di prendere il largo e vivere una vita fatta di espedienti, come avventuriero o filibustiere, solcando i sette mari, bevendo grog e accumulando dobloni d'oro? Purtroppo nel mondo moderno in cui le traversate atlantiche, un tempo appannaggio solo dei capitani più arditi, sono diventate normale routine e i satelliti ci permettono di sondagliare ogni centimetro quadrato di mare, non c'è più molto spazio per l'immaginazione e per queste romanticherie. Ma grazie al cielo, come si sa, il sognatore è flessibile e tutto fuorchè parco di risorse e la fantasia trova sempre nuovi posti in cui attecchire; se quindi il mondo di superficie è ormai monopolio della realtà si può sempre correre a cercar rifugio negli abissi, come già fece nel lontano 1870 un certo Capitan Nemo.
Ed è sui fondali oceanici che ci portano con questo lavoro i Drexciya, in un luogo inseplorato e vergine, dove ancora tutto è possibile, dove tra le macerie della vecchia Atlantide vive una razza di mutanti, i figli delle donne gettate in mare durante la tratta degli schiavi. Ci ritroviamo in un mondo subacqueo misterioso ma pieno di fascino, pervaso da una sensazione di tranquillità e pace, nel quale esploriamo antiche rovine, osserviamo paesaggi onirici che sembrano provenire da un'altra dimensione, le correnti ci cullano e ci proteggono, isolati dal mondo esterno, fuori dallo spazio e dal tempo. Insomma se ormai avete le branchie a furia di passar tempo in piscina o se vi piace stendervi ad occhi chiusi sul fondo della vasca, quest'album vi regala le atmosfere che cercate, immergetevi e non vorrete più tornare in superficie.
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