Molto sta nelle aspettative. Per quanto mi riguarda, conoscendo la bravura del regista e ricordando vagamente la vastità del materiale narrativo dei videogame a disposizione, speravo in qualcosa di meglio. Warcraft può andar bene soltanto a chi cerca dell'intrattenimento grossolano e facile; quando si tenta un confronto con altri film epico-fantasy di livello, ci si rende immediatamente conto dello scarso valore del lavoro di Duncan Jones.
L'epica di Warcraft non funziona, in primo luogo per la scrittura, afflitta da due problemi contrapposti. Da un lato il copione è troppo semplice, privo di spessore lessicale: la guerra viene trattata come se fosse un gioco con i soldatini, o (guarda che caso) un videogame di strategia in tempo reale. Dall'altra, in diversi passaggi i dialoghi si avvitano su se stessi per la quantità di nomi esotici, per non dire strampalati, di personaggi, luoghi, magie, oggetti misteriosi, eccetera. A tratti si scade nella supercazzola.
Il film non funziona del tutto nemmeno a livello visivo: gli effetti speciali sono sbalorditivi ma distribuiti in modo diseguale. Abbiamo quindi magnifici orchi o paesaggi in CGI alternati a sequenze palesemente al risparmio, ambientate in interni spartani, oppure peggio ancora le armature, corone e gioielli evidentemente di plastica. La magnificenza di alcuni orchi stride di fronte all’estetica del re umano, imbarazzante nella sua bruttissima armatura di plastica. La gestione non equilibrata delle risorse si coglie anche nella quantità di personaggi in scena: le armate sono folte solo quando realizzate al computer, quando servono molte comparse, i numeri si riducono evidentemente.
I personaggi in sé sono tutti o quasi bidimensionali, ma non si pretendeva molto di più. Semmai a deludere parzialmente è il casting. Convincenti i volti di Lothar (Travis Fimmel) e Garona (Paula Patton), ma altri risultano del tutto privi di carisma, il re e l'apprendista guardiano su tutti. Anche la gestione dei personaggi non convince: Lothar è infinitamente più carismatico del suo re, non c’è paragone. Meglio le gerarchie dell’Orda, ma dopo la scelta di Durotan si fatica un po’ a capire bene chi stia con chi.
I pregi del film si rivelano a lungo andare fallaci. Mi riferisco alla presenza dei due punti di vista contrapposti, quello degli umani e quello degli orchi; la problematicità iniziale si banalizza ben presto in una lotta tra buoni vs cattivi, dal momento in cui Durotan inizia ad opporsi a Guldan e all'uso della stregoneria. Altro elemento apprezzabile è la strutturazione della vicenda: resta uno degli elementi più solidi, con alcuni colpi di scena non male e una storia d’amore interessante, ma nel finale adrenalinico si scade nel prevedibile accumulo di sequenze di guerra e azione varia, caratterizzate per altro da una certa tendenza a costruire meccanismi un po' cervellotici, da videogame. La battaglia di Lothar e l’apprendista stregone contro un forte nemico demoniaco ad esempio si risolve in modo quasi ridicolo: si punta tutto sulla spettacolarità, ma manca l’anima. Pensiamo a Gandalf: in tre film non scaglia un fulmine che sia uno; eppure ha una credibilità mille volte superiore ai maghi di questo Warcraft.
La scelta di rifarsi in modo pesante all'estetica videoludica si evidenzia soprattutto nello stile registico adottato per narrare i fatti bellici: essi sono ripresi spesso dall'alto, da molto lontano, addirittura in un passaggio spostandosi a salti da un luogo di battaglia all'altro. Questa scelta si rivela sbagliata: del videogame infatti si emula un aspetto che a livello cinematografico non paga. Le battaglie risultano quindi del tutto caotiche, salvo poi risolversi improvvisamente in modo lineare. Migliore il richiamo alla necessità di molto tempo da parte dei maghi per scagliare i loro incantesimi.
Tornando alla trama, le molte premesse si risolvono in poche conseguenze; gli esiti sono davvero minimi, è proprio un inizio senza grandi sviluppi. Si intuisce facilmente la volontà di produrre una lunga, lunghissima saga. Per quanto riguarda invece lo stile, Jones non riesce a mettere la sua firma in modo forte sulle sequenze. Si segue un andamento puramente enfatico, con musiche epiche a sorreggere senza sosta le immagini. Lo stile è decisamente poco interessante anche per il modo in cui viene mostrata la violenza, privandola di drammaticità e carica orrorifica, edulcorandola.
[Questa recensione è stata pubblicata anche sul mio blog]
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