La New Wave nel 2011? Forse stiamo tornando indietro, avevamo raggiunto un apice, un limite e stiamo chiudendo il cerchio? Oppure questo apice è il vuoto della musica prodotta nell'ultimo decennio, vuoto di idee, vuoto economico, con gruppi e cantanti che hanno vivacchiato di "featuring" e "the best of", vuoto che ha costretto a rendere commerciale il jazz con i crooners bellocci, vuoto che ha fatto perfino nascere la nostalgia degli Eighties?

Ci pensano i Duran Duran a riportarci indietro di 30 anni con un album che è, di fatto, un premio per lo zoccolo duro sempre più provato delle ormai mature, scatenate fans, e di qualche duranofilo attempato e nostalgico. Un premio perchè propone nove brani che, privati della perfezione elettronica del terzo millennio e della ormai consolidata maturità artistica dei Duran, avrebbero potuto essere pacificamente brani minori di album come "Duran Duran" o "Rio" o "Seven And The Ragged Tiger".

Minori, ovviamente: perchè la freschezza e l'energia di un tempo non ci sono più, manca il pezzo che irrompe nelle radio, che si impone nonostante la critica contro e il fastidio del pubblico maschile. Qui tutto è patinato, scorrevole e troppo leggero. La title track, primo singolo, fa pensare inizialmente ad una deriva bigbeat, ma è subito rischiarata dal chorus, più largo, meno ermetico, suono che contagia le tracce 2 e 3 tipicamente duraniane. Arriva poi immancabile "Leave a Light On", la ballatona, non coinvolgente come una "Save a Prayer" ma più sobria e trasognata.

Dopo la funky "Safe" e la ritmica, ma non riuscita, "Girl's Panic", il gioiellino del disco, due giri interessanti su un arpeggio di piano e un buon motivo per "The Man Who Stole A Leopard". Chiudono "Runaway Runway", forse il pezzo più divertente, e l'introspettiva "Before The Rain".

Ogni brano è associabile a vecchi pezzi del gruppo: "Electric Barbarella", che era già di suo un ritorno all'antico, "Hold Back The Rain", "My Own Way", "The Chauffeur", dalla quale vengono ripescati pari pari il piano in "The Man Who Stole A Leopard" e le percussioni in "Before The Rain".

Ma una cosa bisogna dirla: i brani non sono plagi o copie, sono invece ciò che riesce meglio ai Duran Duran, melodia al centro, chitarre leggere leggere, sezione ritmica sempre funkeggiante e tastiere che dominano anche un Le Bon di molti semitoni al di sopra del solito.

Un ritorno alle origini agognato dai fans, bocciato dalle case dicografiche, ma salutare come una boccata d'aria per i Duran, dopo 25 anni spesi a sperimentare stili e generi che non erano nelle loro corde.

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