"Ero con mia moglie Linda nello stesso studio dove si stava registrando "Rio". Una sera li andai a trovare e mi fecero ascoltare questa nuova canzone "Save a Prayer". Subito dissi loro che con quel pezzo avevano un successo tra le mani che gli avrebbe assicurato una carriera." (Paul McCartney)
Il 1982 è l'anno che avrebbe segnato indelebilmente la vita dei cinque di Birmingham. Il 24 febbraio l'industria discografica nomina la band come Best New Comer che esegue per l'occasione "Girls on Film" e "My Own Way", mostrandosi con un look più vigoroso che si apprestava a prendere il posto dell'immagine new romantic avuta fino a poco prima. Nel contempo anche il Record Mirror elegge "Duran Duran" a terzo disco più importante dell'anno! Un periodo in cui il grande fermento del cambiamento musicale si respira a pieni polmoni: la chiusura del Blitz di Londra, patria neoromantica, fa spalancare ancor di più le porte del Club for Heroes gestito dal geniale Steve Strange (Visage), favorendo le tendenze musicali e non del momento.
La title-track (già "See-Me Repeat-Me", presente sul primo demo con Andy Wickett alla voce e Bob Lamb alla consolle) parte con un vigore ritmico che svela subito quanto ne sia indovinata la fusione con i synth, in grado di creare un brano dal gusto seducente in cui il brillante ritornello completa un già perfetto quadro sonoro. "My Own Way" (composta nel maggio del 1981 e registrata ai Townhouse Studios il successivo mese di ottobre) è un funky tagliente ed essenziale che riesce a conciliare le atmosfere delgli esordi con una coloritura musicale ancor più moderna. La semplicità di "Lonely in Your Nightmare" esprime il coraggioso tentativo dei DD ad uscire da quel ventaglio garantito di atmosfere facilmente memorizzabili, rivelandosi una piacevole fuga dalla realtà. Mentre l'espressione dell'immenso stato di grazia creativo del gruppo si proclama con "New Religion" e "The Chauffeur". Con la prima è un'atmosfera solenne a diffondersi, capace di prendere il sopravvento per via di un sublime intreccio tra chitarra e synth che suggella beatamente le geniali sovraincisioni vocali, mentre con la seconda in cui fuoriesce l'aspetto narrativo-malinconico, il campionamento su cui si regge l'intero brano, lascia generosamente spazio alla sinteticità di un basso in grado di accompagnare il trasognante flauto che ne corona la tormentata melodia.
Eleganza ed energia sono senza dubbio i tratti identificativi di "Hungry Like the Wolf", che usato come singolo-traino dell'lp, riesce a mostrare quanto un gran riff di chitarra (Andy Taylor dirà poi di essersi ispirato al miglior Bolan ...) ed un superlativo mixing con gli altri strumenti, possano dimostrarsi fondamentali per la riuscita del pezzo quanto l'avvincente ritornello che ne decreta una perfezione di insieme. E' "Save a Prayer" ad esprimere senza mezzi termini la capacità dei Fab Five nel manipolare ad arte la melodia, concependo un brano questa volta dall'appeal sentimental-malinconico in grado di farsi apprezzare (e canticchiare, perché no ...) da una fascia di pubblico che con il tempo lo farà assurgere all'insperato titolo di classico senza tempo. La tempra sbarazzina di "Last Chance on the Stairway" mostra un permeabile legame con le atmosfere del disco d'esordio, mentre è la frenesia di "Hold Back the Rain" (per quanto mai tanto amata da Rhodes) a ricordare la necessità di agitarsi su di un dance floor inseguendo l'adulatorio controcanto leboniano.
La produzione di Colin Thurston da il giusto tocco di magia che serve all'lp per acquisire una foggia di finezza e maturità, consentendo a Nick Rhodes di impadronirsi di quanto a lui necessario per divenire un creativo della "cabina dei suoni", infondendo all'intero album quel valore aggiunto in grado di farne un prodotto di rara bellezza.
Per l'artwork viene incaricato il notevole illustratore statunitense Patrick Nagel (morto prematuramente a soli 38 anni nel 1984!) che inizialmente concepisce due immagini in stile art déco riassumendo impeccabilmente le caratteristiche dell'album in: allegria, leggerezza e noncurante beatitudine.A neanche un anno dall'uscita dell'eponimo esordio i Duran Duran immettono sul mercato un disco educatamente sfarzoso, in cui eleganza e classe compositiva si sposano con melodie (anche) toccanti e ritmi trascinanti, rivelandosi una solare sintesi musicale adatta a soddisfare (e non compiacere!) i palati più esigenti.
Una vera e propria prova di quando la musica popolare si eleva a seducente forma d'arte.
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