Un classico.
C'è altro da dire su "The Long Run" degli Eagles? Dieci canzoni che scivolano via che è un piacere, sonorità genuine in tutti i comparti (menzione speciale alle chitarre, suonate da quattro componenti su cinque della band), freschezza nelle parti cantate, arrangiamenti incisivi e raffinati. L'unica cosa che si può rimproverare a questo disco, uscito nel 1979, è che esso segna la fine del gruppo californiano, come forse la tetra copertina lasciava presagire: "The Long Run" infatti è il sesto e ultimo album di studio della band, cui farà seguito un disco dal vivo pubblicato nel 1980 ("Eagles Live") e poi più nulla, anzi no: anche gli Eagles cederanno alle lusinghe della reunion (e dei dollari), prima nel 1994 con "Hell Freezes Over" e qualche sporadico tour negli anni a seguire, e poi col nuovo album di studio "Long Road Out Of Eden", uscito nel 2007.
Ma ai tempi di "The Long Run" era tutta un'altra musica: basta ascoltare la traccia omonima, quella che apre l'album, slide guitar in evidenza e la voce tagliente ed espressiva del batterista Don Henley. O la successiva "I Can't Tell You Why", ballata di grande atmosfera e suggestione dove è protagonista la voce del bassista Timothy Schmit. O ancora il terzo brano, "In The City", questa volta a firma di Joe Walsh, un efficace schizzo di angosce metropolitane non a caso impiegato nella colonna sonora del bel film di Walter Hill, "I guerrieri della notte".
Non è il caso di dare una descrizione, sia pure sommaria, di tutti i brani: dieci gioiellini che si sono ritagliati un posto di rilievo nell'olimpo del rock, un perfetto commento in musica all'American way of life degli anni '70. Va detto piuttosto che la lavorazione e la registrazione dell'album hanno richiesto quasi due anni. Gestazione faticosa, risultato brillante: a volte è il destino di lavori memorabili, sicuramente lo è di questo.
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