Ci sono cose nella vita che non si possono cambiare. Altre si possono plasmare a nostro piacimento ma tali rimangono nella loro essenza; infine tutto quello che resta è un inutile sforzo di energie vitali mirate a tentare di spezzare equilibri raggiunti, certezze, perchè l'equilibrio fa male, rende aridi, annienta, ma l'ago della bilancia deve essere quasi sempre pendente verso una parte o verso l'altra.
Questo è il senso della vita, ma è difficile capirlo e non sempre lo si capisce. Resta il ricordo di ciò che ci ha fatto sobbalzare non quello di sterili equilibri che svaniscono nello stesso momento in cui si raggiungono.
Ognuno di noi ha sempre sognato di ricevere delle "scosse" forti e non semplici schegge, perchè le prime ci colpiscono interamente, permeano nel nostro corpo e nell'anima, mentre le seconde arrivano e ci lasciano soltanto dei piccoli segni che in un attimo finiscono nel nulla.

Vere e proprie scosse si avvertono ascoltando questo lavoro degli Early Day Miners, "All Harm Ends Here"; loro provengono da Bloomington nell'Indiana, e si sono formati sulle orme di gruppi come Slowdive, Low e Codeine. La loro musica è una miscela di suoni che ricalca la scena dello slow-core ma allo stesso tempo se ne discosta, grazie alla capacità di abbandonare a tratti quelle caratteristiche cupe atmosfere per avvicinarsi più verso un rock intimista, leggero e sbiadito nei colori.
Gli episodi migliori sono rappresentati dalla traccia di apertura "Errance", dalla susseguente "Townes" sino alla concludente "The Purest Red"; vere gemme di melodia astratta. Il disco ha una bellezza immobile, soave, come una foglia che cade da un albero in una fredda giornata di autunno e si posa leggera sul terreno umido.

Un album che ascoltandolo si lascia "osservare silenziosamente" e alla fine ciò che resterà dentro di noi sarà un vuoto immenso, perchè lui stesso ci avrà succhiato l'anima e sarà dura riprendersela.
Per fortuna che esistono capolavori come questo.

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