È l'ennesima domenica passata nella noia e nel distacco.

Mi son svegliato alle 8 di sera dopo aver dormito tutto il giorno, dato che da bravo stronzo sono andato a letto dodici ore prima e ho fatto pure fatica ad addormentarmi.

Le ultime settimane me le son passate male, costretto a casa da una patologia che ha deciso di colpire le unghie di entrambi gli alluci che mi ritrovo, e 'sta malattia mi impedisce pure di camminare. Cosa deve fare uno?

No niente, non c'è niente da fare se non aspettare di guarire (un mese che ci sto dietro e ancora non vedo molti miglioramenti, mannaggia al medico secondo lui fra una settimana dovevo già essere pimpante per i campi di granturco) e poi si vedrà.

Ma chevvefregherà mai della mia domenica? Che poi adesso è lunedì notte. Sono le 5 e oggi è il mio diciannovesimo compleanno!

Che tanto lo devo passare in casa e sarà pure il primo della mia vita in cui mia sorella non c'è.

Molto presa a male vero? È il 18 marzo e nevica! Fa un freddo cane, è notte e tutto tace.

Guardo fuori dalla finestra e il paesaggio... Cioè... no vabbè fa veramente cagare.

Ci si intristisce gratuitamente quindi niente è meglio di un bell'album Slowcore, di quelli con la ESSE maiuscola, ma non estesa, sennò uscirebbe fuori ESSElowcore ed è un po' bruttino, pare il nome di una carta fedeltà del supermercato.

E, cercando nella collezione, mi salta fuori 'Placer Found' degli Early Day Miners, che il suo lavoro lo fa sempre e lo fa bene.

Uscito nel 2000, 'Placer Found' è quello che solitamente si definisce esordio col botto, staccando tutti i successivi lavori (seppur sempre in un livello compreso tra il buono e l'ottimo), e divenendo un classico istantaneo del genere (uno degli ultimi, a voler proprio dirla tutta).

Il gioco, da una parte, è quello che ogni avvezzo alla corrente conosce e già si aspetta: tempi lenti, dilatati e staticità generale. Le atmosfere sono fra le più depresse e moribonde che si possano trovare nel genere, con un senso di gelo onnipresente; una distesa ghiacciata e incontaminata vista di notte, nessun cenno di vita tranne il nostro, mentre ci ritroviamo a camminare lì in mezzo facendo un rumore che tanto nessuno può sentire, lasciando impronte che sicuramente nessuno mai vedrà.

Musicalmente si distacca dai classici stilemi slow tracciati dai Codeine o Red House Painters, avvicinandosi invece a certo post-rock di scuola prettamente Louisvilliana, fra suggestioni prese agli Slint quando non ai Rodan o i June Of 44 più assonnati (gira e rigira siamo sempre lì), soluzioni talvolta vicine a ciò che viene chiamato guitar-ambient, voce sussurrata che a malapena intendi le parole.

E, della serie "influenze a cui non avresti mai pensato se non te l'avessero già detto", in molte canzoni del disco (in particolare la splendida 'East Berlin At Night' o 'Longwall') si possono rintracciare atmosfere care a una certa band, un classico, ma di tutt'altro genere: i Mineral.Ecco, se alla voce avessimo messo Chris Simpson, 'Placer Found' sarebbe potuto suonare quasi come 'Endserenading'. Ma è irrilevante.

Non è ovviamente musica per cuori leggeri (manco sto a dirvelo), né molto estiva -nonostante conferisca sempre e comunque la sua magia- e, soprattutto, ne stia alla larga chi è felice.

Ma tanto qui nessuno è felice!

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