C'era un tempo in cui qualsiasi cosa uscisse sotto etichetta Sub Pop veniva recepita come un capolavoro. Soprattutto con l'esplosione dei Nirvana, nel 1991, tutti i gruppi o le persone facenti parte della schiera del signor Cobain ebbero un barlume di celebrità. Pure per gli Earth si sarebbe ipotizzato un qualche riscontro commerciale. Poi si ascoltò "Extra-Capsular Extraction" e tutti capirono che questa band non avrebbe mai abbandonato la terra del culto. Il perchè è molto semplice: il loro suono era claustrofobico e anestetizzato dalle droghe, soprattutto eroina.

Il suono è così cavernoso e cupo che un disco come "Lysol" dei Melvins risulta più commerciale. La citazione di quest'ultimo gruppo non è casuale, visto che gli Earth si rifanno ad un certo sludge rock caro a Buzzo & Co. In "Extra-capsular extraction" non ci sono parti cantate, la batteria è suonata in modo molto minimale dal bassista Joe Preston (figura di culto nel mondo alternative, successivamente bassista dei Melvins per qualche anno), altre linee di basso sono eseguite in modo distorto da Dave Harwell e la chitarra è suonata da Dylan Carlson. Carlson, come molti sapranno, è entrato nella storia come l'amico che procurò l'arma del suicidio a Cobain, oltre ad essere uno degli amici più intimi e più tossici del cantante dei Nirvana.

Torniamo al disco: tre movimenti, durata 33 minuti, alcuni coretti ad opera di Carlson e Kurt Kobain (così si firmò per questo disco), nessuna melodia, nessuna indicazione circa la frammentazione strofa, ritornello, ponte, zero contatto con la musica dell'epoca se non la voglia matta di sperimentare e di fregarsene di quello che propinava MTV.

Poche persone nei primi anni '90 riuscirono a vedere per intero un concerto degli Earth. Di solito il pubblico se ne andava inorridito dopo dieci minuti. Dategli una speranza su disco, non ve ne pentirete.

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