Siamo nell'epoca post-grunge, Kurt Cobain è morto da ormai 2 anni, quando nel 1996 esce questo disco targato Earth. E il drone diventa un qualcosa di sempre meno sconosciuto e meno difficile.
Come cominciare un disco se non con una introduzione? Ed infatti Dylan Carlson &co. danno il via a questo disco con "Introduction" lenta ed ammaliante nel suo risuonare melodico, splendido incipit che lento porta ai brani successivi come ad esempio "High Command" dove la voce accompagna anch'essa in maniera quasi malinconica il riff portante della canzone...
Distorsioni sporche, che molto devono a mio avviso al sound della Seattle di quegli anni, e lo dimostra il fatto che più si va avanti con la discografia di questo gruppo più ci si allontana da queste chitarre quasi gracchianti. Ci sono mille modi per rendere una canzone magnetica, ma sta di fatto che gli Earth ci riescono perfettamente, e non solo con una canzone ma con un disco intero.
Questo "Pentastar: In the Style of Demons" è un disco magnetico, questo è l'aggettivo che collego direttamente ogni qualvolta l'album riceve il suo play quasi quotidiano nel mio sterero. Le note liquide che ci introducono a "Crooked Axis for String Quartet" lasciano l'ascoltatore immerso in una sorta di placenta primordiale dove si può quasi percepire l'essenza del suono degli Earth, una ricercatezza assoluta nello strutturare con poche note una melodia che accompagna verso un mondo calmo e quasi irreale.
Ma non è tutto dolce in questo disco, come dicevo prima le chitarre tendono spesso a stridere accompagnate da una voce calda e monotona quasi come in "Tallahassee" dove l'influenza dei cari vecchi "Black Sabbath" si fa sentire... e non solo nel nome della band (Earth doveva essere il nome della band poi mondialmente conosciuta come Black Sabbath) ma anche nei riff e nelle melodie vocali.
Il disco prosegue sempre con ottimi spunti melodici, il Drone diventa un genere ottimamente strutturato, per nulla noioso ma sicuramente ossessivo e particolare. Non di facile ascolto a mio avviso, ma semplicemente perchè forse non si è poi tanto abituati alla ripetività dei giri di chitarra.
"Peace in Missisipi" è un blues antico rivalutato in una chiave nuova e assolutamente conforme all'anno di pubblicazione del disco, quasi virtuosa la chitarra per certi aspetti, e sicuramente non è una ritmica tipica degli Earth, qui la batteria incalza sin da subito dando un ritmo in crescendo al pezzo, che diverte chi ascolta, una sorta di posto caldo dove rifugiarsi dopo tutto il freddo a cui gli Earth solitamente ci abituano, e infatti proseguendo nell'ascolto scopriamo come si può chiudere un disco nella maniera migliore...
"Coda Maestoso in F (flat) Minor" è a mio avviso un piccolo capolavoro, l'idea di riprendere la melodia dell'introduzione e di riportarla avanti nell'ultima traccia da quel senso di circolarità a cui gli Earth sono tanto legati.
In definitiva questo disco emoziona, scalda gli animi, e li raggela allo stesso tempo. Un voto alto a questo lavoro, e agli Earth che personalmente non hanno mai sbagliato un solo colpo nella loro ormai lunga carrirera
Track List:
1.Introduction
2.High Command
3.Crooked Axis for String Quartet
4.Tallahassee
5.Charioteer (Temple Song)
6.Peace in Missisipi
7.Sonar and Depth Charge
8.Coda Maestoso in F(flat)Minor
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